Ritorno alla vita (VM 14 anni) (Continuazione di Cuore Oscuro con finale)
Autore: Ida (novembre ’03 – marzo ’04).
Censura: V.M. 16 anni.
Pairing: Severus Piton/ Alhyssa.
Personaggi: quelli della Rowling, oltre ad uno nuovo creato da me.
Nota 1: Si tratta della continuazione di “Cuore Oscuro” e di “Only for your eyes” ed è ambientato durante il 5° anno di Harry Potter a Hogwarts.
E’ la storia di un uomo che deve riuscire ad accettare ed amare se stesso, nonostante tutte le colpe che sente di avere commesso nel suo passato, prima di poter ammettere di avere ancora il diritto di amare e di essere felice. Questa è la mia personale visione di Severus Piton, ciò che adoro di questo meraviglioso e profondamente umano personaggio: la sua redenzione ed il suo ritorno alla vita ed alla speranza, grazie all’amore di una donna che sa andare oltre alle barriere che lui ha eretto intorno a sé e che sa leggere fino in fondo nella sua anima, purissima nonostante il suo oscuro passato.
Nota 2: Mi sento in dovere di fare mille ringraziamenti a chi, direttamente ed indirettamente, mi ha aiutato a scrivere questa fiction.
Il primo pensiero va a Caty, la mia beta-reader che, pazientemente, si è sorbita tutta questa lunga e “smielosa” storia ed è, involontariamente, colpevole di avermi spinto a scriverla a causa di certi “sguardi” che un suo certo “Lucius” lanciava ad una certa ”studentessa” e che io ho replicato (a modo mio) nel capitolo 2. Ma grande, soprattutto, è stato l’aiuto di Caty per scrivere i terribili capitoli 18 e 19.
Un altro pensiero va a Melissa ed al suo personaggio di Aileen O’Keefe (Calderone di Natale, Cioccorane e altri) al quale la mia Alhyssa è, in parte, indirettamente ispirata (vedi nei capitoli 3 e 4, nonché nel 13°).
L’ultima, inconsapevole, artefice di questa storia, è EdeLarge autrice del bellissimo “Giorno di nebbia”, la cui conclusione mi ha così profondamente colpito da spingermi a replicare la terribile azione compiuta da Piton (vedi il mio capitolo 11°- Assassino) e farne il cardine su cui ruota tutta la storia.
Un ultimo, affettuoso ed immensamente grato pensiero va ad una persona meravigliosa, Mariacarla, l’adorabile angelo al quale è dedicata una parte del capitolo 16 (Lacrime di un Angelo). Solo grazie a lei ho coscientemente realizzato di che cosa stavo realmente scrivendo, quale mia personale colpa e grande dolore stavo cercando di affrontare e superare, quale insospettata immedesimazione avevo inconsciamente creato fra me e Severus. E, grazie a lei, è nato spontaneo anche il titolo di questa storia (prima così lungamente cercato) che ha, per me, un profondo significato. E se nella mia prossima storia il Professor Severus Piton sarà un uomo molto meno tormentato, sappiate che la colpa (o meglio, il merito) sarà solo di Mariacarla.
Chiudo infine con i ringraziamenti a tutti coloro che, su Fanfiction.it, hanno seguito capitolo per capitolo la pubblicazione di questa mia storia, sostenendomi con il loro fantastici e graditi commenti. Un grazie particolare a Charlize-Rei e Lilith the Black Swan che mi hanno onorato dei loro superbi commenti.
Un bacio a Franci (lei sa perché…) ed un sorriso ad Ale-chan per i suoi sempre divertentissimi commenti.
Infine, ad essere sincera, devo un ringraziamento particolare anche ad Alan Rickman, grandioso interprete del Professor Severus Piton nei film. Da lui ho infatti tratto “gradita” ispirazione per le descrizioni del “mio” Severus, del suo mantello svolazzante, dei suoi sorrisi e delle sue sensuali labbra “lievemente dischiuse”. Nonché dell’involontario “spogliarello” di Severus del capitolo 13, che le ragazze della lista AR_Italia potranno, con piccolo sforzo, riconoscere come tratto da Dark Harbor.
Credo di aver finito e spero di non aver dimenticato nessuno… bhè, salvo la Rowling, alla quale tutti dobbiamo la splendida invenzione di Severus!
Buona lettura.
Ida (29/3/04)
INDICE
Ritorno alla vita
1. Solitudine e straziante sofferenza
(…La tua vita è più importante di qualsiasi cosa, anche del mio amore… e di nuovo ho lacerato il mio cuore, ancora una volta senza riuscire ad ucciderlo.… )
2. Di nuovo insieme
(… solo le fiamme nere che bruciavano nei suoi occhi potevano tradirlo… e lui le vide riflesse nel verde degli occhi di Alhyssa… )
3. Prova di Pozioni
(… aveva appoggiato le mani sopra alle sue… per mostrarle l’esatto, preciso, perfetto movimento per mescolare quella pozione... )
4. L’assistente
(…intimamente turbata per lo sguardo traboccante di infuocata passione col quale lui l’aveva intimamente avvolta fino all’istante prima … )
5. Un bacio
(… per un interminabile, esaltante ed indimenticabile istante…
Severus fu completamente travolto dal fuoco della passione… )
6. Pensieri
(… bruciore intenso che promana da quest’odioso Marchio, simbolo
dannato della mia schiavitù ed orrido emblema dei miei errori… )
7. Un prigioniero da torturare
(… si ripiegò improvvisamente su se stesso, trattenuto solo dalle catene che gli segavano i polsi sottili, mentre un lungo rantolo gli sfuggiva dalle labbra… )
8. Le rivelazioni di un prigioniero
(… lacrime di gioia purissima brillarono nei suoi occhi, neri diamanti splendenti. Poi scivolarono lievi, rotolando come perle delicate sulle sue gote pallide… )
9. Illusione e realtà, amore e desiderio
(…immersa solo in quel sorriso, in quegli occhi che la
conducevano nelle infinite profondità della sua anima…
in quel suo sogno incantato finalmente diventato realtà.… )
10. Esplosione di desiderio
(… ed il suo desiderio esplose all’improvviso, incontrollabile ed infuocato, come mai avrebbe potuto immaginare… )
11. Assassino
(… L’istinto dell’assassino è radicato troppo profondamente in te: tu sei un mio Mangiamorte fino al midollo, Severus.
Che tu lo voglia oppure no, lo sei e sempre lo sarai… )
12. Sorriso d’amore
(… un sorriso sbocciato dal suo infinito amore, un sorriso puro che brillava, fulgido e sicuro, illuminando la notte dei suoi occhi e riscaldando infine la sua anima… )
13. Sapere attendere
(… Ma non è ancora giunto quel dolce tempo incantato, amore mio. Non ancora. Devo saper attendere… e la sua voce era un intenso e flautato sussurro d’amore… )
14. Amicizia
(… Ma qui c’è la mia amicizia, sincera… ed io voglio offrirtela.
Non ho null’altro da darti in cambio… )
15. Amore
(…Era dolce il sorriso di Severus, dolcissimo, ed erano piene d’infinito amore le lacrime che Alhyssa sentiva scendere piano sulle proprie guance… )
16. Lacrime di un Angelo
(… ed in loro c’era comprensione, rispetto, condivisione, accettazione. Lacrime fatate, piene d’umanità, sensibili e generose… )
17. Sangue, salvezza e scelte
(… Poteva solo rispettarlo: per il suo dolore… il suo coraggio… la sua paura… la sua profonda umanità. Solo quello, solo quello. Nulla di più… nulla di meno… )
18. Le due battaglie
(… La nebbia di sangue è ora dentro di me e si nutre dei miei ricordi. So di trovarmi in bilico sull’orlo di un abisso senza fondo… )
19. Rinascita
(… Un uomo che ha sbagliato ma che rivendica ancora il diritto di vivere. Che vuole ancora amare ed essere amato. Che desidera sorridere… ancora… )
20. Magia del futuro
(… La voce profonda e decisa di un uomo che lotta con coraggio per il suo futuro… )
1. Solitudine e straziante sofferenza
(…La tua vita è più importante di qualsiasi cosa, anche del mio amore… e di nuovo ho lacerato il mio cuore, ancora una volta senza riuscire ad ucciderlo.… )
Il vecchio salone delle feste di casa Black, finalmente reso di nuovo “quasi” abitabile, con i suoi tappeti lisi e tarmati e la polvere, ancora odorosa di muffa, da un decennio ormai tenacemente incollata ad ogni singolo mobile e suppellettile, si sta lentamente animando. Dal camino, di recente collegato in gran segreto alla rete della Metropolvere, grazie a quel nuovo amico trovato al Ministero, arrivano nuovi maghi e streghe, giovani e chiacchieroni, a me quasi del tutto sconosciuti. E’ da troppo tempo, ormai, che vivo completamente rintanato nel mio sotterraneo a Hogwarts e mi rendo conto che non conosco quasi più nessuno. E’ una delle prime riunioni plenarie dell’Ordine, ma è troppo pericoloso riunirci tutti insieme, anche se dà conforto vedere quanti siamo: non eravamo così numerosi quindici anni fa!
Come sempre sono arrivato con largo anticipo e mi sono sistemato al solito posto: in alto, oltre la balaustra che si affaccia sul salone, semicoperto dalla vecchia colonna sbrecciata, avvolto dall’ombra silenziosa. Il mio posto d’osservazione, per poterti guardare senza che tu possa vedermi, per bearmi del tuo sorriso senza che tu possa immaginarlo.
Queste riunioni, nel Quartiere Generale dell’Ordine della Fenice, sono quasi del tutto inutili: troppe parole vaghe e confuse, discorsi complicati e contorti, dichiarazioni di impavido coraggio che annegano in un mare agitato dal terrore, continui rinvii ad un altro giorno, un’altra riunione, un altro importante tassello informativo che ancora manca. Tutto tempo perso, inutilmente, mentre il potere dell’Oscuro Signore cresce, si espande ed avviluppa nuovamente nelle sue spire tenebrose il nostro fragile mondo.
Mi sarebbe bastato un breve colloquio con Malocchio, per comunicare i miei aggiornamenti, ricevere quelli degli altri, studiare un nuovo piano: non più di quindici o venti minuti, intensamente ed efficacemente impiegati.
Ma non potrei vedere te, i tuoi splendidi occhi verdi, la luce del tuo sorriso, il riflesso ramato dei tuoi lunghi capelli.
Tu, la donna che ogni notte s’insinua dolcemente nei miei sogni e che, di giorno, non riesco a scacciare dai miei pensieri. La donna che amo immensamente, contro la mia volontà. La donna alla quale ho detto disperatamente addio sei mesi fa, quando mi sono reso conto che non sarei riuscito a soffocare oltre i miei sentimenti per te, che tu avresti capito: che tu, forse, avresti anche potuto ricambiare il mio amore.
Così sono fuggito via, ho deciso di rinunciare a te.
Ti ho raccontato tutto di Beryll e della sua terribile morte a causa mia e del mio egoistico amore. Del mio maledetto egoismo che è costato la vita alla giovane donna che amavo, senza la quale pensavo di non potere vivere, alla quale non volevo rinunciare. Ma ora, dopo tutti questi anni, questi interminabili quindici anni di solitudine, di sofferenza e di vita non vissuta, quando nel mio cuore, seppellito in un baratro di tenebre, ha ricominciato a bruciare vivida la dolce fiamma dell’amore… ho avuto paura.
Paura per te, mia dolce Alhyssa, donna meravigliosa che mi hai fatto sentire nuovamente vivo.
Per un anno abbiamo lavorato sempre in coppia ed abbiamo corso insieme mille rischi. Ogni volta rubavo, nascosto nelle tenebre rispettose della notte, una tenera carezza al tuo dolce viso. Poi mi sono improvvisamente reso conto che il prezzo di quella carezza poteva essere troppo caro: un prezzo che non ero disposto a pagare. La tua vita è più importante di qualsiasi cosa, anche del mio amore… e di nuovo ho lacerato il mio cuore, ancora una volta senza riuscire ad ucciderlo.
Ora ti guardo, da quest’ombra opprimente, soffocante e piena di polvere, vedo il tuo bel viso assorto, preoccupato e curioso allo stesso tempo. Ti sei guardata in giro a lungo, ansiosamente, appena arrivata.
Chi stavi cercando?
Poi hai visto Malocchio e lo hai praticamente assalito. Ti conosco bene sai, potevo quasi leggere gli insulti sulle tue belle labbra.
Le tue labbra… come le desidero!
Ma non è colpa di Moody, lui non c’entra, sono io che gli ho imposto di tenerti al riparo da ogni pericolo, sono io che t’impedisco di correre rischi, sono io che vigilo costantemente su di te. La tua nera ombra invisibile. I tuoi meravigliosi occhi lanciano fiamme ed il tono della voce si alza mentre accusi Malocchio di volerti tenere fuori del gioco.
Sei così bella!
Ma lui ha le mani strettamente legate dal patto che ha dovuto stringere con me. Sono io che detto le regole del gioco: se Moody mi vuole nell’Ordine deve fare in modo che tu corra meno rischi possibili. E lui non può rinunciare a me, lo sa perfettamente! Ecco perché trovi noiose le tue poche missioni, ecco perché passi il tempo a scrivere relazioni ed a correlare tra loro le varie informazioni, ecco perché sei così arrabbiata.
Ma ora è arrivato Lupin, finalmente! Lui saprà calmarti e presto tu gli regalerai il tuo splendido sorriso. Eccolo, è dietro di te: ti afferra per le spalle e ti stringe forte.
C’è sempre più confidenza tra voi.
Moody ne approfitta e sfugge al tuo attacco. Ti volti ed appoggi il capo sulla spalla di Lupin… e lui ti accarezza dolcemente i capelli.
Vorrei chiudere gli occhi e non vedere oltre.
Eppure sono stato proprio io che gli ho chiesto di vegliare su di te, di starti vicino, perché so che ne hai bisogno. So che Lupin ti ama, e lui sa che io ti amo.
Ora gli stai sorridendo, mentre lui ti afferra per mano e ti guida a sederti, là in prima fila. Ma tu ti volti e guardi indietro, ancora cercando qualcuno.
Qualcuno che non vuole esser visto.
Remus ti ama Alhyssa, da tanto tempo ormai. E’ lui l’uomo giusto per te: dolce, attento, comprensivo, protettivo. E’ un ottimo mago, è in gamba: è un mio amico, uno dei pochi che mi apprezza per quello che sono, che ha saputo accettare il mio passato. Lui potrà farti felice, Alhyssa, non io! Certo è un Lupo Mannaro: ma non devi preoccuparti. E’ un piccolo problema per il quale sto da qualche tempo cercando una soluzione ed ormai ci sono vicino: la mia pozione è quasi pronta.
Per te, solo per te, amore mio. Affinché lui possa amarti anche quando la luna illumina i tuoi occhi!
Si è avvicinato e ti ha mormorato qualcosa all’orecchio: gli sorridi e sfiori la sua guancia con le labbra. Le mie mani stringono convulsamente la balaustra, finché le nocche diventano bianche. Sento il cuore che mi si contorce nel petto, ormai a brandelli, una sofferenza lacerante.
Ma un Cuore Oscuro può amare solo in silenzio, un Cuore Oscuro deve soffrire in silenzio, Nessuno può ascoltare le mie urla disperate, nessuno può vedere le mie lacrime amare: eppure tu, ancora, alzi lo sguardo e mi cerchi con gli occhi.
Non posso far altro che ritrarmi nell’oscurità: non devi vedermi, non devi capire!
*
La riunione era terminata e tutti stavano lasciando la sala. Remus porse il mantello ad Alhyssa, appoggiandoglielo delicatamente sulle spalle. Poi l’attirò gentilmente verso di sé, sussurrandole con un dolce sorriso:
- E’ ancora presto questa sera, e la luna non sorgerà. Non vorrai scapparmi via come il solito? –
Alhyssa sorrise di rimando, lasciandosi abbracciare:
- Che cosa vorresti offrirmi? – chiese maliziosa.
Il viso dolce di Remus divenne improvvisamente serio ed i suoi sinceri occhi grigi la scrutarono con intensità quasi dolorosa, mentre mormorava:
- Lo sai bene Alhyssa: è il mio amore che voglio offrirti, tutto me stesso, per l’eternità. -
La maga non si ritrasse dal suo abbraccio, alzò il viso e gli sorrise:
- Sai che ti voglio bene Remus, ma… - s’interruppe mentre i suoi occhi si riempivano di tristezza - ma amo Severus! -
Quindi abbassò il viso e si abbandonò all’abbraccio di Remus, mormorando:
- Perdonami, ma non posso fare a meno di amarlo! –
Remus si sentiva morire. La donna che amava era tra le sue braccia e stava piangendo per un altro, e lui non poteva fare altro che consolarla. E rimanerle vicino, proprio come aveva promesso a Severus sei mesi prima. Si sentiva impazzire, avrebbe voluto urlare il suo dolore, la sua incapacità di continuare oltre a recitare quel ruolo dannato! Invece la strinse delicatamente a sé, accarezzandole i capelli, sfiorandole appena la fronte con le labbra e rimase in silenzio ad ascoltare i battiti grevi del suo cuore ed i singhiozzi lievi della donna che amava.
Severus sapeva bene che lui, Remus, amava Alhyssa e gli aveva fatto promettere che sarebbe rimasto al suo fianco, che l’avrebbe fatta felice. Era quello che più d’ogni altra cosa avrebbe bramato fare, se solo lei glielo avesse permesso! Ma dopo quasi sei mesi aveva ormai perso ogni speranza.
- Lo so Alhyssa, mio dolce amore, lo so! Ma lui non riesce ad amarti, lui non può amarti… lui non vuole amarti! – le sussurrò tristemente.
- Oooh Remus ma lui mi ama, ne sono certa. Vuole solo proteggermi… da se stesso! - singhiozzò la ragazza.
- Ma tu vuoi di più… - sussurrò Remus accarezzandole il viso per tergerle le lacrime.
- Sì. Io lo voglio, non ho paura. Ma è da sei mesi che non riesco neppure a vederlo. So che anche oggi è qui… - disse alzando lo sguardo e lasciandolo vagare per la sala - eppure lui sa celarsi bene ai miei occhi! - e tornò a stringersi al mago.
Remus le prese la mano, la sfiorò con un bacio delicato e poi la tenne stretta tra le sue. All’improvviso disse:
- Allora dovremo architettare un piano per convincere Malocchio a farti lavorare ancora con Severus. –
Alhyssa lo guardò sorpresa.
Remus sorrise, rassicurante e deciso:
- Ed ho già un’ottima idea! -
Anche Alhyssa sorrise, poi si alzò in punta di piedi, gli buttò le braccia al collo e gli diede un bacio sulla guancia esclamando:
- Oh Remus, grazie! –
Remus ricambiò il bacio, stringendola forte a sé e sussurrò:
- Non ringraziarmi! Quando Severus scoprirà che dietro a tutto ci sono io, mi ucciderà! –
Quindi l’afferrò per mano e la trascinò rapidamente fuori della sala.
*
Sto stancamente camminando nella Foresta Proibita, con passo lento e svogliato, circondato da quest’uggiosa pioggerellina impalpabile che penetra per ogni dove. Sono bagnato ed infreddolito, ma il mio passo rallenta sempre più.
Vengo dal nulla e vado verso il nulla: non c’è alcuna fretta.
Intorno a me solo l’oscurità, senza luci e senza ombre, in un silenzio irreale: dove sono finiti tutti gli animali? Non sento neppure il rumore dei miei passi, ma le mie gambe sanno dove andare, troppe volte ho percorso questa strada, sempre da solo, mentre i rovi si protendono ad intrappolare il mio mantello e piccoli rametti, come lame affilate, rigano il mio viso.
L’oscurità mi circonda perché io sono l’essenza delle tenebre.
La pioggia è intorno a me ed offusca i ricordi di pochi minuti fa. Eppure sei ancora nei miei occhi, bellissima e piena di luce. Il tuo ricordo mi riscalda. Non ho potuto sentire il tuo profumo e non ho potuto ascoltare la tua voce. Ma ho visto i tuoi gesti, e di quelli devo farmene una ragione. Sei rimasta a lungo fra le sue braccia, mentre ti accarezzava dolcemente i capelli e ti baciava la fronte.
Ancora un altro passo, faticoso, poi crollo in ginocchio: ho stupidamente inciampato in una radice. Mi sento ridicolo, sciocco: sono pieno di fango e le mie guance sono rigate di lacrime. Sono geloso, terribilmente geloso di Remus, che ti teneva fra le braccia, mentre io vi osservavo nell’ombra.
Non ho più voglia di camminare, vorrei rimanermene seduto qui, ad aspettare che qualche orrido abitante di questa foresta faccia finalmente scempio del mio corpo. Al mio cuore ci ho già pensato io. Ma non ci sono animali questa notte, solo le tenebre ed il dolore popolano questi luoghi e mi torturano oltre ogni limite di sopportazione.
Gli hai sorriso felice, lo hai abbracciato, lo hai baciato sulla guancia e lui ti ha stretto a sé. Vorrei augurarti tutta la felicità del mondo, Remus è un bravo mago, è un uomo buono e dolce: è lui l’uomo che fa per te. Non io… non io!
Perché il mio cuore non cessa di battere, se non può smettere di soffrire?
Perché queste stupide lacrime continuano a bagnare il mio volto confondendosi con le gocce di pioggia? Lacrime che mai nessuno vedrà, lacrime che non esistono, lacrime di un uomo che non può amare, eppure ama… disperatamente!
2. Di nuovo insieme
(… solo le fiamme nere che bruciavano nei suoi occhi potevano tradirlo, e lui le vide riflesse nel verde degli occhi di Alhyssa… )
Anche quella stanza, come tutte le altre di casa Black, era buia ed odorava di polvere. I quadri alle pareti lo osservavano con astio. Malocchio lo guardava con malcelato timore dopo avergli spiegato la nuova missione che aveva assegnato ad Alhyssa. Era rimasto quasi senza parole a quell’annuncio. Solo ora si stava riavendo dalla sorpresa. Poggiò con forza le mani sul tavolo e si sporse verso il vecchio Auror:
- Vuoi farmi credere che, ora che non c’è più Silente a dirigere la scuola, la Umbridge ha deciso di assegnarmi un assistente? – chiese Piton con voce calma e apparentemente controllata.
- Esatto Piton. Finora Silente è riuscito a giustificare le tue assenze in modo più che credibile. Ma la Umbridge ritiene necessaria la presenza di un assistente per sostituirti e non inficiare la validità dell’insegnamento. – rispose Malocchio recuperando un po’ di sicurezza.
- Ma perché Alhyssa? – chiese Piton perforandolo con un gelido sguardo.
- Perché non posso tenerla per sempre fuori del gioco. E’ uno dei migliori Auror e mi serve. Inoltre ha le caratteristiche adatte per questa missione che, oltretutto, non è una missione pericolosa. – concluse Moody rilevando con cura l’ultima parola.
- Dammi la Tonks: è in gamba anche lei. – rispose Piton con decisione.
Una risata cristallina scoppiò improvvisa dietro di lui. Alhyssa era là, alle sue spalle, bella come non mai.
- Ninfadora in due minuti avrà completamente distrutto il tuo laboratorio – esclamò la maga sorridendo – e dopo cinque minuti la Umbridge l’avrà buttata fuori da Hogwarts. – concluse accomodandosi elegantemente sulla poltroncina che Piton aveva occupato fino ad un istante prima e lanciandogli un impertinente sguardo di sfida.
Alhyssa aveva perfettamente ragione ed uno splendido sorriso le illuminava, come sempre, il giovane volto. L’abito che indossava - aderenti pantaloni neri lasciati quasi totalmente scoperti dall’apertura anteriore dell’ampia casacca, lunga fino ai piedi e di un intenso colore rosso rubino, stretta in vita da una alta fascia nera che, sola, interrompeva la profonda scollatura - bastava a renderla oltremodo desiderabile per qualsiasi uomo, e Severus dovette fare appello a tutta la sua forza di volontà per resistere all’improvviso ed incontrollabile impulso di stringerla fra le braccia e baciare quel sorriso leggiadro.
Deglutì a fatica, ma rimase immobile, senza battere ciglio. Solo le fiamme nere che bruciavano nei suoi occhi potevano tradirlo, e lui le vide riflesse nel verde degli occhi di Alhyssa.
- Ad ogni modo, ormai è troppo tardi. – disse Alhyssa, alquanto soddisfatta della reazione che aveva provocato in Severus, che lei sola aveva notato. – Il Ministero ha già compiuto la sua scelta ed abbiamo fatto in modo che ritenessero che io sono la persona dotata delle necessarie qualifiche per essere la tua assistente. – concluse rivolgendogli un luminoso, e malizioso, sorriso. – Non sei contento Severus? O preferivi avere un estraneo tra i piedi, ad intralciare ogni tuo movimento?–
Piton la guardò a lungo, con espressione indecifrabile, mentre le fiamme continuavano a bruciare nei suoi occhi. Quindi si rivolse a Malocchio, girandole le spalle:
- Quando prenderà servizio la mia assistente? – gli domandò in tono gelido.
- Domani pomeriggio. Alle 14,30. – rispose asciutto Moody.
- Bene. –
Girò velocemente su stesso e si diresse verso la porta, senza degnarla di un solo sguardo. Mentre stava per uscire si voltò, per un brevissimo istante, e disse seccamente:
- Cerca di rispettare l’orario Signorina Keyleen. Ti aspetto nel mio laboratorio per una prova. –
Quindi sbatté la porta alle sue spalle.
*
Piton stava camminando nervosamente avanti e indietro per il corridoio. Non era possibile, maledizione. Ormai era ampiamente passata anche l’ora di cena ed Alhyssa non era ancora arrivata. Dove diavolo era finita? Avrebbe dovuto essere lì almeno da sei ore. L’ansia e la paura lo stavano soffocando. Doveva mettersi in contatto con l’Ordine per scoprire al più presto che cosa era successo. Stava per scendere nel suo studio, quando gli parve di sentire delle voci attutite provenire dalla saletta adiacente all’ingresso. Si bloccò e tese le orecchie: la voce di Alhyssa, flebile e tremante, era carica di paura, di terrore quasi. L’altra voce, maschile, risuonava invece calma e beffarda: era quella di Lucius Malfoy. Cosa diavolo ci faceva lì Malfoy, e con Alhyssa per di più? Invertì improvvisamente la direzione e si diresse come una furia verso la saletta, mentre le parole di Malfoy si facevano sempre più nitide e comprensibili:
- … non importa l’ora tarda. Sarà un vero piacere ospitarla nell’appartamento di cui dispongo qui a Hogwarts! –
Piton spalancò con forza la porta mandandola a sbattere violentemente contro il muro. Alhyssa era pallidissima, addossata alla parete, mentre Malfoy stava avvicinando la mano al suo viso, con un ghigno beffardo dipinto sulle labbra sottili.
- Finalmente sei arrivata, Sig.na Keyleen. – ruggì Piton avvicinandosi velocemente alla coppia.
Malfoy bloccò repentinamente il gesto e ritrasse la mano, girandosi di scatto verso Piton.
Alhyssa lo guardò, ancora tremante, ed il mago non poté fare a meno di notare il terrore che, di nuovo, riempiva i suoi begli occhi verdi. Non gli era certo difficile immaginarne il motivo. Sentì una tremenda stretta al cuore al ricordo di quanto le era accaduto un anno prima, mentre la vedeva, piccola e spaventata, che lo implorava, muta, di aiutarla.
– Con oltre sei ore di ritardo! Un comportamento del tutto inammissibile! – sibilò freddamente, gli occhi ridotti ad una sottile fessura.
- Devi scusarla Severus: sono io la causa del suo ritardo! – esclamò Malfoy con quella sua voce elegantemente strascicata, avvicinandosi di nuovo alla maga. – Come Consigliere di questa scuola ho voluto sincerarmi che la tua nuova assistente fosse all’altezza del suo compito. Ma poi… - e la mano di Malfoy tornò a sfiorare con noncuranza il viso della maga – il suo sorriso mi ha conquistato. Anche se ancora mi chiedo dove ho già visto questo bel visetto. -
Piton notò che lo sguardo cupido di Malfoy era scivolato via dal viso, tutt’altro che sorridente di Alhyssa, fino ad insinuarsi nella scollatura del lungo ed attillato abito di seta blu notte e poi giù, lungo il corpo, mentre Lucius schiudeva le labbra e vi passava sopra, lentamente, la punta della lingua.
- Così ho voluto approfondire la conoscenza, con una piacevole cena a Londra ed un romantico tragitto in carrozza, sotto le stelle, da Hogsmeade fino a qui. - concluse Malfoy guardando con evidente bramosia il corpo di Alhyssa.
- Nessuna scusante. La Signorina è qui per lavorare, non per divertirsi! - sibilò secco Piton, mentre con la mano, sotto il mantello, stringeva convulsamente l’impugnatura della bacchetta, resistendo a fatica all’incontenibile impulso di puntarla contro quel bastardo che osava guardare in quel modo sfrontato la sua Alhyssa.
La maga lo osservava, con lo stupore dipinto sul volto. Era certa che lui avesse compreso il suo terrore, eppure si manteneva freddo e distante. Poi lo stupore si tramutò, di colpo, in profonda ammirazione per quell’uomo che sapeva così mirabilmente controllare le sue emozioni, affinché Malfoy non potesse sospettare nulla.
- Sei fortunato, Severus, ad avere una così attraente assistente. – sussurrò Malfoy, ancora avvolgendo il corpo di Alhyssa nello sguardo lascivo dei suoi occhi di ghiaccio - E già vi conoscete, mi ha detto la Signorina. -
Severus si augurò che la sua bacchetta potesse resistere alla stretta forsennata con la quale la stava avvolgendo, e s’impose di resistere all’imperioso desiderio di strozzare Lucius. Ma se continuava a guardare la sua Alhyssa in quel modo osceno, era certo di non riuscire a controllarsi oltre.
- E’ stata la mia migliore studentessa. – spiegò Piton in un sussurro contenuto, rivolgendo per un istante lo sguardo su Alhyssa. – Non condivido la decisione della Professoressa Umbridge sulla necessità di assegnarmi un assistente, ma almeno il Ministero ha scelto una persona competente. Ma tu cosa ci fai qui? – chiese con voce gelida, rivolgendo nuovamente il suo sguardo penetrante sul mago dai lunghi capelli biondi.
Intanto si era avvicinato ad Alhyssa, quasi a volerle dare coraggio con la sua vicinanza, in parte interponendosi tra lei e l’altro mago.
Malfoy sorrise, sprezzante:
- La Umbridge deve assentarsi per alcuni giorni, e dopo aver deciso che a te serve un assistente a causa delle tue ripetute assenze, non ha potuto esimersi dal chiamarmi come suo supplente! – spiegò Malfoy con tono ironico, sempre senza togliere gli occhi di dosso alla maga.
Severus pensò a quanto sarebbe stato innegabilmente piacevole ficcare la sua bacchetta, in profondità, in quei lussuriosi occhi di ghiaccio.
- Lucius Malfoy come Professore di Difesa contro le Arti Oscure! – esclamò, lasciandosi sfuggire un sorrisetto obliquo - Certo che Caramell ha un senso dell’umorismo tutto particolare. – concluse sarcastico, sollevando un sopracciglio.
Malfoy gli rispose solo con un perfido sorriso, mentre si rivolgeva nuovamente ad Alhyssa:
- Così per alcuni giorni saremo colleghi. Già mi prenoto fin d’ora per averla quale gradita ospite a cena. Domani sera, nel mio appartamento. - insinuò Malfoy, mellifluo.
- La Signorina ha ben altro da fare che cenare con te. – s’intromise Piton con voce atona – Sono io che decreterò se, e quando, avrà del tempo libero. Dovrà ripassare intensamente la materia per potermi assistere in degno modo. – terminò con voce distaccata.
Alhyssa annuì sollevata. La voce di Severus emanava una gelida calma, ma i suoi occhi erano ricolmi di fiamme, a stento trattenute.
I due maghi erano di fronte a lei e si squadravano con determinazione.
- Non vorrai comportanti da negriero con una donna così attraente: può certo fare cose molto più gradevoli che rimestare un calderone in un freddo sotterraneo. - alluse Malfoy, e lo sguardo che lanciò alla maga non dava adito ad alcun dubbio sui suoi licenziosi pensieri.
Ora gli occhi dei due uomini erano fissi su di lei.
Lo sguardo di Malfoy avvolgeva il suo corpo, sembrava spogliarla, profanarla con irriverenza: invadeva la sua intimità, mettendola profondamente a disagio.
Negli occhi profondi e scuri di Severus c’erano nere fiamme tumultuose, a fatica controllate, ma il suo sguardo era dolce e preoccupato, fisso solo nei suoi occhi e sembrava volerle dire di non preoccuparsi, che si sarebbe occupato di lei, che l’avrebbe protetta contro il mondo intero!
Poi lo sguardo del mago scivolò su Malfoy, per notare ancora una volta l’impudente ed offensiva occhiata con la quale stava sempre avvolgendo il corpo della sua Alhyssa. S’impose di lasciare l’impugnatura della sua bacchetta e ruppe gli indugi.
Afferrò bruscamente per un braccio Alhyssa, sempre più pallida, trascinandola verso la porta:
- Ora basta Lucius. Non ho altro tempo da perdere! – sibilò a labbra serrate, gli occhi che lampeggiavano pericolosamente.
Si girò rapidamente su se stesso, con il mantello svolazzante, stringendo la mano sul braccio della maga mentre con l’altra la spinse verso l’uscita.
Ma la sua ruvida stretta si fece delicata, appena richiusa la porta alle sue spalle, e la mano che la sospingeva sulla schiena divenne solo un sostegno, quasi un dolce abbraccio.
- Severus! – sospirò piano Alhyssa, girandosi verso di lui.
- Zitta e cammina. – rispose in un sibilo tagliente.
La guidò verso il suo appartamento, sempre tenendola in quello strano abbraccio, sempre con le labbra strettamente serrate. Eliminò rapidamente i sigilli di protezione all’ingresso e la fece entrare, richiudendo poi con cura la porta. Infine si voltò.
(continua)
[Modificato da Ida59 20/11/2005 11.56]