perchè il forum si spampana ogni giorno di più?

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Who is Pepito Sbazzeguti
00giovedì 11 settembre 2008 17:48
è il mef che sta andando in merda o è colpa della BCE?
Black Francis
00giovedì 11 settembre 2008 18:51
io c'ho i mondiali di yo-yo
Zeman81
00giovedì 11 settembre 2008 19:00

cosa cazzo vuoi che me ne frega?



E con questa distruggo anche una frase che il PD di Maranello ha fatto sua inserendola nel suo blog:
Il Nazional-socialismo almeno aveva un ethos il Nichilismo no!

“Il Grande Lebowski”1997


COme no?
Black Francis
00giovedì 11 settembre 2008 20:04
le nuove faccine prosciugano la nostra creatività.
Who is Pepito Sbazzeguti
00venerdì 12 settembre 2008 13:15
Re:
Zeman81, 11/09/2008 19.00:


cosa cazzo vuoi che me ne frega?



E con questa distruggo anche una frase che il PD di Maranello ha fatto sua inserendola nel suo blog:
Il Nazional-socialismo almeno aveva un ethos il Nichilismo no!

“Il Grande Lebowski”1997


COme no?



ma te vai sul blog del pd di maranello?? te non hai paura di niente

Zeman81
00venerdì 12 settembre 2008 13:28
Re: Re:
Who is Pepito Sbazzeguti, 12/09/2008 13.15:



ma te vai sul blog del pd di maranello?? te non hai paura di niente




Sì, ci vado solo io, credo.
Ciro Cumulo
00venerdì 12 settembre 2008 13:34
Re: Re:
Who is Pepito Sbazzeguti, 12/09/2008 13.15:



E' colpa di Ciro.





Ok, ammetto di aver detto fin troppe cazzate. D'ora in poi mi dedicherò solo a cose serie. Creerò uno spazio-approfondimento culturale sul MEF.

Che ne dici di un topic sulla storia comparata? Perchè lo studio storico non può prescindere dalla comparazione e molto spesso essa è stata usata implicitamente nel confrontare periodi storici o aree geografiche diverse. La storia comparata, stadio più recente nell’evoluzione della comparazione, è basata su un approccio metodologico e chiaro con riflessioni sulle unità e gli obiettivi presi in considerazione. Essa si è sviluppata solo dopo la prima guerra mondiale, quando alcuni autori tra cui Perenne, Bloch e Hintze si accorsero che la storia scritta nel contesto nazionale doveva essere superata; ma venne utilizzata realmente solo dopo la seconda guerra mondiale, quando se ne fece ricorso per il dibattito sui modelli di industrializzazione e sui modelli della famiglia europea.
Moore è stato il primo a dimostrare il potenziale comparativo nello studio sulle origini sociali della democrazia e della dittatura; lo scopo era quello di stabilire quali condizioni sociali stavano alla base dello sviluppo della democrazia, del fascismo e del comunismo.
La ricezione di questo tipo di studio toccò l’apice in Europa negli anni ’70-’80. Assunse maggior significato in Germania, Austria, Paesi Bassi, Paesi scandinavi dove vi erano comunità accademiche dove la storia sviluppava forti legami con le altre scienze e nelle storiografie in cui la ricerca storica era più analitica che narrativa. In particolare con la storia contemporanea all’interno della quale si soffermò più sulle differenze geografiche piuttosto che su quelle temporali.
La comparazione consiste nell’individuazione di problemi o strutture specifiche in due diversi contesti che sono legati da una problematica comune. Il vantaggio che si ottiene è di rendere esplicito ciò che spesso rimane implicito nelle sintesi storiche europee o mondiali; infatti formulando ipotesi di partenza chiare e indicando i criteri con i quali vengono scelti i casi, attraverso la comparazione si chiarificano i principi della narrazione storica.
Ciò che distingue il metodo comparato dalla prospettiva storica individuale è lo scopo; infatti nella comparazione non è necessario dimostrare storie individuali o dedicarsi alle particolarità dei casi nazionali. Comparare significa dedicarsi a specifiche strutture più ampie. Basti pensare a Hroch che ha determinato un modello comparativo per lo studio del nazionalismo nel ‘700-‘800 individuando tre fasi di sviluppo:
• 1ª fase caratterizzata dalla scoperta o dall’invenzione di specificità nazionali da parte degli intellettuali;
• 2ª fase indicante la nascita di reti e organizzazioni nazionali;
• 3ª fase mostrante l’evoluzione in fenomeno di massa.

Il metodo comparativo si distingue dall’approccio individualistico, ritenendo tuttavia strumenti importanti per entrambi il collegamento tra le fonti primarie e l’analisi delle categorie di auto descrizione. Rimane il grande divario tra gli studi che utilizzano la letteratura secondaria e ne sintetizzano i risultati in una prospettiva comparata, e quelli che studiano direttamente le fonti primarie e gli archivi in una prospettiva comparata.
Alcuni autori sostengono che si possa comparare utilizzando le fonti secondarie ma è necessario porre attenzione ad alcune problematiche come l’eccessiva enfasi sulle particolarità nazionali e l’eventuale distorsione che ne può derivare. Anche se la fonte rimane un elemento importante, la centralità della comparazione va posta sulle problematiche.
In base a cosa e a come si decide di comparare si finisce per utilizzare tipologie diverse del metodo comparato quali quelle proposte da Antoon van den Braembussche: metodo contrastante, metodo generalizzante, metodo macrocausale, metodo inclusivo e metodo universalizzante.
La scelta di un metodo rispetto ad un altro ha effetti immediati sul numero di particolarità presenti nelle unità comparate e sul tipo di argomentazioni messe in campo.
Il metodo comparato applica modelli teorici alla realtà storica in maniera flessibile in quanto le ipotesi teoriche possono essere modificate, aggiustate, lungo il processo empirico per adattarsi ai risultati ottenuti. Insieme alle ipotesi possono cambiare anche i concetti, le categorie o le terminologie usate. Lo scopo finale del metodo comparato è di ottenere conoscenze teoriche attraverso l’estrazione e la generalizzazione.

Le comparazioni ad un livello macro o ad un livello nazionale sono state più volte criticate e non hanno, in generale, riscosso molto successo.
Esempio chiave è lo studio del Sonderweg tedesco, basato sulla comparazione con il modello anglosassone di evoluzione e su una teoria della modernizzazione. Esso è stato criticato in quanto basato su una visione idealizzata della situazione britannica e per la poca importanza data alle differenze tra le regioni tedesche.
Lo sviluppo di una ipotesi teorica che sia troppo legata a caratteristiche di sviluppo nazionale e che abbia una basi olistica incontra problemi nel trattare la spiegazione di evoluzioni differenti. Il dibattito sul Sonderweg non ha contribuito a creare un modello di evoluzione tedesca ma ha comunque contribuito a testare ipotesi più specifiche su tale evoluzione (vd. Relazione tra nobiltà e borghesia).
Cohen allarga queste critiche al Sonderweg sostenendo più in generale che adottando il metodo comparato - costruttivista si corre il pericolo del riduzionismo; infatti, non potendo comparare fenomeni troppo complessi si finisce a ridurli per poi analizzare fenomeni specifici e isolati.
Questa critica tende, però, a sottostimare la selettività che viene fatta nella storiografia e a sovrastimare il carattere arbitrario della gerarchizzazione di fattori nello studio comparato.
Un punto di incontro tra sostenitori e critici può essere l’affermazione che lo studio di un caso nazionale sia utile a spiegare una certa problematica anche se non fornisce una risposta alla problematica stessa, la quale lega insieme casi differenti.
Per sintetizzare si può dire che lo studio comparato abbia avuto due vantaggi innegabili legati tra loro: quello di aver sorpassato gli stereotipi della storiografia nazionale e aver mostrato i fenomeni sotto una nuova luce.
La diffusione del metodo comparato in campo storico subisce oggi, tuttavia, un blocco a causa dei processi di ri-nazionalizzazione degli scritti storici. Purtroppo questa chiusura è supportata da politiche europee che favoriscono, con i loro fondi, studi storici basati su prospettive nazionali.
Ad ogni modo esistono critiche molto più specifiche verso la storia comparata, prima fra tutte è quella portata avanti dallo storico francese Espagne il quale afferma che la storia comparata è troppo legata alla prospettiva nazionale e utilizza le categorie di auto descrizione, tipiche di questa prospettiva per descrivere altri stati.
Egli si riferisce, in particolare, a quegli studi che analizzano le specificità nazionali usando la comparazione con altri stati solo per riaffermare queste specificità. Espagne suggerisce il concetto di “transfer culturale” come elemento complementare del metodo comparato: esiste, infatti, un legame tra le unità studiate in quanto i modi complessi in cui oggi i beni, le informazioni e la cultura sono trasferiti da un paese all’altro hanno generato delle strutture culturali ibride, continuamente influenzabili le une con le altre.
Gli studi ispirati dall’approccio di Espagne sono risultati molto utili al comparativismo.
Bloch stesso aveva già menzionato due metodi di comparazione:

• tra società lontane in tempo e spazio
• tra società vicine, legate e vicendevolmente influenzate.

Proprio nel secondo caso possiamo applicare il concetto di transfer culturale affermando che i transfer multipli tra queste due società sono una pre - condizione utile per una comparazione significativa, in quanto delineano gli effetti di processi ed evoluzioni comuni.
Galton ha all’inizio del XX secolo enfatizzato lo studio dei transfer con lo scopo di determinare se le differenze o le similitudine sono l’effetto di influenze e relazioni.
Paulmann ha, in ogni caso, sostenuto che l’analisi del transfer culturale non può sostituire l’utilizzo del metodo comparativo ma può esserne un elemento complementare soprattutto nei casi di studio di relazioni e connessioni importanti per i processi storici. Si può introdurre il concetto di storia transnazionale “cross-national” o “entangled” (impigliato) come parte di una metodologia della nuova storia delle relazioni internazionali che non sia così orientata alla comparazione.
Zimmerman e Werner che rappresentano questa corrente utilizzano appunto una prospettiva in cui la nazione rimane sempre l’attore principale anche se modellato dalle forme delle relazioni transnazionali. Nella loro “Histoire croisèe” criticano inoltre la storia comparata in quanto tenta di fare astrazioni partendo dalle molteplici influenze e dai legami tra le unità comparate.
Entrambi gli approcci (transfer culturale e storia transnazionale) non rimpiazzano il metodo comparato, scelgono solamente una dimensione analitica diversa che dà priorità ai contatti diretti tra gli attori, lo spazio e le istituzioni.

La storia comparata rimane un importante campo di scrittura storica e di ricerca perché è più di una storia transnazionale; è un “histoire problèm” condotto da riflessioni teoriche incorporate nella valutazione critica e permanente delle unità, delle categorie e dei risultati dei suoi studi.

Ecco tutto, spero di essere stato breve.
Bruttoformo
00venerdì 12 settembre 2008 13:41
Re: Re: Re:
Ciro Cumulo, 12/09/2008 13.34:




Ok, ammetto di aver detto fin troppe cazzate. D'ora in poi mi dedicherò solo a cose serie. Creerò uno spazio-approfondimento culturale sul MEF.

Che ne dici di un topic sulla storia comparata? Perchè lo studio storico non può prescindere dalla comparazione e molto spesso essa è stata usata implicitamente nel confrontare periodi storici o aree geografiche diverse. La storia comparata, stadio più recente nell’evoluzione della comparazione, è basata su un approccio metodologico e chiaro con riflessioni sulle unità e gli obiettivi presi in considerazione. Essa si è sviluppata solo dopo la prima guerra mondiale, quando alcuni autori tra cui Perenne, Bloch e Hintze si accorsero che la storia scritta nel contesto nazionale doveva essere superata; ma venne utilizzata realmente solo dopo la seconda guerra mondiale, quando se ne fece ricorso per il dibattito sui modelli di industrializzazione e sui modelli della famiglia europea.
Moore è stato il primo a dimostrare il potenziale comparativo nello studio sulle origini sociali della democrazia e della dittatura; lo scopo era quello di stabilire quali condizioni sociali stavano alla base dello sviluppo della democrazia, del fascismo e del comunismo.
La ricezione di questo tipo di studio toccò l’apice in Europa negli anni ’70-’80. Assunse maggior significato in Germania, Austria, Paesi Bassi, Paesi scandinavi dove vi erano comunità accademiche dove la storia sviluppava forti legami con le altre scienze e nelle storiografie in cui la ricerca storica era più analitica che narrativa. In particolare con la storia contemporanea all’interno della quale si soffermò più sulle differenze geografiche piuttosto che su quelle temporali.
La comparazione consiste nell’individuazione di problemi o strutture specifiche in due diversi contesti che sono legati da una problematica comune. Il vantaggio che si ottiene è di rendere esplicito ciò che spesso rimane implicito nelle sintesi storiche europee o mondiali; infatti formulando ipotesi di partenza chiare e indicando i criteri con i quali vengono scelti i casi, attraverso la comparazione si chiarificano i principi della narrazione storica.
Ciò che distingue il metodo comparato dalla prospettiva storica individuale è lo scopo; infatti nella comparazione non è necessario dimostrare storie individuali o dedicarsi alle particolarità dei casi nazionali. Comparare significa dedicarsi a specifiche strutture più ampie. Basti pensare a Hroch che ha determinato un modello comparativo per lo studio del nazionalismo nel ‘700-‘800 individuando tre fasi di sviluppo:
• 1ª fase caratterizzata dalla scoperta o dall’invenzione di specificità nazionali da parte degli intellettuali;
• 2ª fase indicante la nascita di reti e organizzazioni nazionali;
• 3ª fase mostrante l’evoluzione in fenomeno di massa.

Il metodo comparativo si distingue dall’approccio individualistico, ritenendo tuttavia strumenti importanti per entrambi il collegamento tra le fonti primarie e l’analisi delle categorie di auto descrizione. Rimane il grande divario tra gli studi che utilizzano la letteratura secondaria e ne sintetizzano i risultati in una prospettiva comparata, e quelli che studiano direttamente le fonti primarie e gli archivi in una prospettiva comparata.
Alcuni autori sostengono che si possa comparare utilizzando le fonti secondarie ma è necessario porre attenzione ad alcune problematiche come l’eccessiva enfasi sulle particolarità nazionali e l’eventuale distorsione che ne può derivare. Anche se la fonte rimane un elemento importante, la centralità della comparazione va posta sulle problematiche.
In base a cosa e a come si decide di comparare si finisce per utilizzare tipologie diverse del metodo comparato quali quelle proposte da Antoon van den Braembussche: metodo contrastante, metodo generalizzante, metodo macrocausale, metodo inclusivo e metodo universalizzante.
La scelta di un metodo rispetto ad un altro ha effetti immediati sul numero di particolarità presenti nelle unità comparate e sul tipo di argomentazioni messe in campo.
Il metodo comparato applica modelli teorici alla realtà storica in maniera flessibile in quanto le ipotesi teoriche possono essere modificate, aggiustate, lungo il processo empirico per adattarsi ai risultati ottenuti. Insieme alle ipotesi possono cambiare anche i concetti, le categorie o le terminologie usate. Lo scopo finale del metodo comparato è di ottenere conoscenze teoriche attraverso l’estrazione e la generalizzazione.

Le comparazioni ad un livello macro o ad un livello nazionale sono state più volte criticate e non hanno, in generale, riscosso molto successo.
Esempio chiave è lo studio del Sonderweg tedesco, basato sulla comparazione con il modello anglosassone di evoluzione e su una teoria della modernizzazione. Esso è stato criticato in quanto basato su una visione idealizzata della situazione britannica e per la poca importanza data alle differenze tra le regioni tedesche.
Lo sviluppo di una ipotesi teorica che sia troppo legata a caratteristiche di sviluppo nazionale e che abbia una basi olistica incontra problemi nel trattare la spiegazione di evoluzioni differenti. Il dibattito sul Sonderweg non ha contribuito a creare un modello di evoluzione tedesca ma ha comunque contribuito a testare ipotesi più specifiche su tale evoluzione (vd. Relazione tra nobiltà e borghesia).
Cohen allarga queste critiche al Sonderweg sostenendo più in generale che adottando il metodo comparato - costruttivista si corre il pericolo del riduzionismo; infatti, non potendo comparare fenomeni troppo complessi si finisce a ridurli per poi analizzare fenomeni specifici e isolati.
Questa critica tende, però, a sottostimare la selettività che viene fatta nella storiografia e a sovrastimare il carattere arbitrario della gerarchizzazione di fattori nello studio comparato.
Un punto di incontro tra sostenitori e critici può essere l’affermazione che lo studio di un caso nazionale sia utile a spiegare una certa problematica anche se non fornisce una risposta alla problematica stessa, la quale lega insieme casi differenti.
Per sintetizzare si può dire che lo studio comparato abbia avuto due vantaggi innegabili legati tra loro: quello di aver sorpassato gli stereotipi della storiografia nazionale e aver mostrato i fenomeni sotto una nuova luce.
La diffusione del metodo comparato in campo storico subisce oggi, tuttavia, un blocco a causa dei processi di ri-nazionalizzazione degli scritti storici. Purtroppo questa chiusura è supportata da politiche europee che favoriscono, con i loro fondi, studi storici basati su prospettive nazionali.
Ad ogni modo esistono critiche molto più specifiche verso la storia comparata, prima fra tutte è quella portata avanti dallo storico francese Espagne il quale afferma che la storia comparata è troppo legata alla prospettiva nazionale e utilizza le categorie di auto descrizione, tipiche di questa prospettiva per descrivere altri stati.
Egli si riferisce, in particolare, a quegli studi che analizzano le specificità nazionali usando la comparazione con altri stati solo per riaffermare queste specificità. Espagne suggerisce il concetto di “transfer culturale” come elemento complementare del metodo comparato: esiste, infatti, un legame tra le unità studiate in quanto i modi complessi in cui oggi i beni, le informazioni e la cultura sono trasferiti da un paese all’altro hanno generato delle strutture culturali ibride, continuamente influenzabili le une con le altre.
Gli studi ispirati dall’approccio di Espagne sono risultati molto utili al comparativismo.
Bloch stesso aveva già menzionato due metodi di comparazione:

• tra società lontane in tempo e spazio
• tra società vicine, legate e vicendevolmente influenzate.

Proprio nel secondo caso possiamo applicare il concetto di transfer culturale affermando che i transfer multipli tra queste due società sono una pre - condizione utile per una comparazione significativa, in quanto delineano gli effetti di processi ed evoluzioni comuni.
Galton ha all’inizio del XX secolo enfatizzato lo studio dei transfer con lo scopo di determinare se le differenze o le similitudine sono l’effetto di influenze e relazioni.
Paulmann ha, in ogni caso, sostenuto che l’analisi del transfer culturale non può sostituire l’utilizzo del metodo comparativo ma può esserne un elemento complementare soprattutto nei casi di studio di relazioni e connessioni importanti per i processi storici. Si può introdurre il concetto di storia transnazionale “cross-national” o “entangled” (impigliato) come parte di una metodologia della nuova storia delle relazioni internazionali che non sia così orientata alla comparazione.
Zimmerman e Werner che rappresentano questa corrente utilizzano appunto una prospettiva in cui la nazione rimane sempre l’attore principale anche se modellato dalle forme delle relazioni transnazionali. Nella loro “Histoire croisèe” criticano inoltre la storia comparata in quanto tenta di fare astrazioni partendo dalle molteplici influenze e dai legami tra le unità comparate.
Entrambi gli approcci (transfer culturale e storia transnazionale) non rimpiazzano il metodo comparato, scelgono solamente una dimensione analitica diversa che dà priorità ai contatti diretti tra gli attori, lo spazio e le istituzioni.

La storia comparata rimane un importante campo di scrittura storica e di ricerca perché è più di una storia transnazionale; è un “histoire problèm” condotto da riflessioni teoriche incorporate nella valutazione critica e permanente delle unità, delle categorie e dei risultati dei suoi studi.

Ecco tutto, spero di essere stato breve.

No.


Marta.1
00venerdì 12 settembre 2008 14:55
Io sono occupata in un assidua campagna per riconvertire il nome della festa dell' unità in festa dell' unita...non so neanche come si chiama adesso.
Il maestro unico secondo me non reggerà a lungo...
Sorge spontaneo un dubbio...se al CERN avessero fatto un marone...ce lo direbbero creando così il panico generale??? secondo me no.
Ciro Cumulo
00venerdì 12 settembre 2008 15:02
Re:
Marta.1, 12/09/2008 14.55:

Io sono occupata in un assidua campagna per riconvertire il nome della festa dell' unità in festa dell' unita...non so neanche come si chiama adesso.
Il maestro unico secondo me non reggerà a lungo...
Sorge spontaneo un dubbio...se al CERN avessero fatto un marone...ce lo direbbero creando così il panico generale??? secondo me no.




Sai che a Bologna la festa dell'Unità si chiama ancora festa dell'Unità? Ci vieni stasera (proprio li) a sentire ELIO GRATIS?
jonathangrass
00venerdì 12 settembre 2008 15:11
Re: Re: Re:
Ciro Cumulo, 12/09/2008 13.34:




Ok, ammetto di aver detto fin troppe cazzate. D'ora in poi mi dedicherò solo a cose serie. Creerò uno spazio-approfondimento culturale sul MEF.

Che ne dici di un topic sulla storia comparata? Perchè lo studio storico non può prescindere dalla comparazione e molto spesso essa è stata usata implicitamente nel confrontare periodi storici o aree geografiche diverse. La storia comparata, stadio più recente nell’evoluzione della comparazione, è basata su un approccio metodologico e chiaro con riflessioni sulle unità e gli obiettivi presi in considerazione. Essa si è sviluppata solo dopo la prima guerra mondiale, quando alcuni autori tra cui Perenne, Bloch e Hintze si accorsero che la storia scritta nel contesto nazionale doveva essere superata; ma venne utilizzata realmente solo dopo la seconda guerra mondiale, quando se ne fece ricorso per il dibattito sui modelli di industrializzazione e sui modelli della famiglia europea.
Moore è stato il primo a dimostrare il potenziale comparativo nello studio sulle origini sociali della democrazia e della dittatura; lo scopo era quello di stabilire quali condizioni sociali stavano alla base dello sviluppo della democrazia, del fascismo e del comunismo.
La ricezione di questo tipo di studio toccò l’apice in Europa negli anni ’70-’80. Assunse maggior significato in Germania, Austria, Paesi Bassi, Paesi scandinavi dove vi erano comunità accademiche dove la storia sviluppava forti legami con le altre scienze e nelle storiografie in cui la ricerca storica era più analitica che narrativa. In particolare con la storia contemporanea all’interno della quale si soffermò più sulle differenze geografiche piuttosto che su quelle temporali.
La comparazione consiste nell’individuazione di problemi o strutture specifiche in due diversi contesti che sono legati da una problematica comune. Il vantaggio che si ottiene è di rendere esplicito ciò che spesso rimane implicito nelle sintesi storiche europee o mondiali; infatti formulando ipotesi di partenza chiare e indicando i criteri con i quali vengono scelti i casi, attraverso la comparazione si chiarificano i principi della narrazione storica.
Ciò che distingue il metodo comparato dalla prospettiva storica individuale è lo scopo; infatti nella comparazione non è necessario dimostrare storie individuali o dedicarsi alle particolarità dei casi nazionali. Comparare significa dedicarsi a specifiche strutture più ampie. Basti pensare a Hroch che ha determinato un modello comparativo per lo studio del nazionalismo nel ‘700-‘800 individuando tre fasi di sviluppo:
• 1ª fase caratterizzata dalla scoperta o dall’invenzione di specificità nazionali da parte degli intellettuali;
• 2ª fase indicante la nascita di reti e organizzazioni nazionali;
• 3ª fase mostrante l’evoluzione in fenomeno di massa.

Il metodo comparativo si distingue dall’approccio individualistico, ritenendo tuttavia strumenti importanti per entrambi il collegamento tra le fonti primarie e l’analisi delle categorie di auto descrizione. Rimane il grande divario tra gli studi che utilizzano la letteratura secondaria e ne sintetizzano i risultati in una prospettiva comparata, e quelli che studiano direttamente le fonti primarie e gli archivi in una prospettiva comparata.
Alcuni autori sostengono che si possa comparare utilizzando le fonti secondarie ma è necessario porre attenzione ad alcune problematiche come l’eccessiva enfasi sulle particolarità nazionali e l’eventuale distorsione che ne può derivare. Anche se la fonte rimane un elemento importante, la centralità della comparazione va posta sulle problematiche.
In base a cosa e a come si decide di comparare si finisce per utilizzare tipologie diverse del metodo comparato quali quelle proposte da Antoon van den Braembussche: metodo contrastante, metodo generalizzante, metodo macrocausale, metodo inclusivo e metodo universalizzante.
La scelta di un metodo rispetto ad un altro ha effetti immediati sul numero di particolarità presenti nelle unità comparate e sul tipo di argomentazioni messe in campo.
Il metodo comparato applica modelli teorici alla realtà storica in maniera flessibile in quanto le ipotesi teoriche possono essere modificate, aggiustate, lungo il processo empirico per adattarsi ai risultati ottenuti. Insieme alle ipotesi possono cambiare anche i concetti, le categorie o le terminologie usate. Lo scopo finale del metodo comparato è di ottenere conoscenze teoriche attraverso l’estrazione e la generalizzazione.

Le comparazioni ad un livello macro o ad un livello nazionale sono state più volte criticate e non hanno, in generale, riscosso molto successo.
Esempio chiave è lo studio del Sonderweg tedesco, basato sulla comparazione con il modello anglosassone di evoluzione e su una teoria della modernizzazione. Esso è stato criticato in quanto basato su una visione idealizzata della situazione britannica e per la poca importanza data alle differenze tra le regioni tedesche.
Lo sviluppo di una ipotesi teorica che sia troppo legata a caratteristiche di sviluppo nazionale e che abbia una basi olistica incontra problemi nel trattare la spiegazione di evoluzioni differenti. Il dibattito sul Sonderweg non ha contribuito a creare un modello di evoluzione tedesca ma ha comunque contribuito a testare ipotesi più specifiche su tale evoluzione (vd. Relazione tra nobiltà e borghesia).
Cohen allarga queste critiche al Sonderweg sostenendo più in generale che adottando il metodo comparato - costruttivista si corre il pericolo del riduzionismo; infatti, non potendo comparare fenomeni troppo complessi si finisce a ridurli per poi analizzare fenomeni specifici e isolati.
Questa critica tende, però, a sottostimare la selettività che viene fatta nella storiografia e a sovrastimare il carattere arbitrario della gerarchizzazione di fattori nello studio comparato.
Un punto di incontro tra sostenitori e critici può essere l’affermazione che lo studio di un caso nazionale sia utile a spiegare una certa problematica anche se non fornisce una risposta alla problematica stessa, la quale lega insieme casi differenti.
Per sintetizzare si può dire che lo studio comparato abbia avuto due vantaggi innegabili legati tra loro: quello di aver sorpassato gli stereotipi della storiografia nazionale e aver mostrato i fenomeni sotto una nuova luce.
La diffusione del metodo comparato in campo storico subisce oggi, tuttavia, un blocco a causa dei processi di ri-nazionalizzazione degli scritti storici. Purtroppo questa chiusura è supportata da politiche europee che favoriscono, con i loro fondi, studi storici basati su prospettive nazionali.
Ad ogni modo esistono critiche molto più specifiche verso la storia comparata, prima fra tutte è quella portata avanti dallo storico francese Espagne il quale afferma che la storia comparata è troppo legata alla prospettiva nazionale e utilizza le categorie di auto descrizione, tipiche di questa prospettiva per descrivere altri stati.
Egli si riferisce, in particolare, a quegli studi che analizzano le specificità nazionali usando la comparazione con altri stati solo per riaffermare queste specificità. Espagne suggerisce il concetto di “transfer culturale” come elemento complementare del metodo comparato: esiste, infatti, un legame tra le unità studiate in quanto i modi complessi in cui oggi i beni, le informazioni e la cultura sono trasferiti da un paese all’altro hanno generato delle strutture culturali ibride, continuamente influenzabili le une con le altre.
Gli studi ispirati dall’approccio di Espagne sono risultati molto utili al comparativismo.
Bloch stesso aveva già menzionato due metodi di comparazione:

• tra società lontane in tempo e spazio
• tra società vicine, legate e vicendevolmente influenzate.

Proprio nel secondo caso possiamo applicare il concetto di transfer culturale affermando che i transfer multipli tra queste due società sono una pre - condizione utile per una comparazione significativa, in quanto delineano gli effetti di processi ed evoluzioni comuni.
Galton ha all’inizio del XX secolo enfatizzato lo studio dei transfer con lo scopo di determinare se le differenze o le similitudine sono l’effetto di influenze e relazioni.
Paulmann ha, in ogni caso, sostenuto che l’analisi del transfer culturale non può sostituire l’utilizzo del metodo comparativo ma può esserne un elemento complementare soprattutto nei casi di studio di relazioni e connessioni importanti per i processi storici. Si può introdurre il concetto di storia transnazionale “cross-national” o “entangled” (impigliato) come parte di una metodologia della nuova storia delle relazioni internazionali che non sia così orientata alla comparazione.
Zimmerman e Werner che rappresentano questa corrente utilizzano appunto una prospettiva in cui la nazione rimane sempre l’attore principale anche se modellato dalle forme delle relazioni transnazionali. Nella loro “Histoire croisèe” criticano inoltre la storia comparata in quanto tenta di fare astrazioni partendo dalle molteplici influenze e dai legami tra le unità comparate.
Entrambi gli approcci (transfer culturale e storia transnazionale) non rimpiazzano il metodo comparato, scelgono solamente una dimensione analitica diversa che dà priorità ai contatti diretti tra gli attori, lo spazio e le istituzioni.

La storia comparata rimane un importante campo di scrittura storica e di ricerca perché è più di una storia transnazionale; è un “histoire problèm” condotto da riflessioni teoriche incorporate nella valutazione critica e permanente delle unità, delle categorie e dei risultati dei suoi studi.

Ecco tutto, spero di essere stato breve.



Ciro, leggendo i tuoi post rimpiango i tempi in cui scriveva pit...

(kekko, è ora che cambi frase)
Ciro Cumulo
00venerdì 12 settembre 2008 15:25
Re: Re: Re: Re:
jonathangrass, 12/09/2008 15.11:



Ciro, leggendo i tuoi post...





Davvero l'hai letto tutto? Come cacchio hai fatto?
Von Wafer
00venerdì 12 settembre 2008 17:22
La storia comparata, stadio più recente nell’evoluzione della comparazione, è basata su un approccio metodologico e chiaro con riflessioni sulle unità e gli obiettivi presi in considerazione. Essa si è sviluppata solo dopo la prima guerra mondiale, quando alcuni autori tra cui Perenne, Bloch e Hintze si accorsero che la storia scritta nel contesto nazionale doveva essere superata; ma venne utilizzata realmente solo dopo la seconda guerra mondiale, quando se ne fece ricorso per il dibattito sui modelli di industrializzazione e sui modelli della famiglia europea.
Moore è stato il primo a dimostrare il potenziale comparativo nello studio sulle origini sociali della democrazia e della dittatura; lo scopo era quello di stabilire quali condizioni sociali stavano alla base dello sviluppo della democrazia, del fascismo e del comunismo.
La ricezione di questo tipo di studio toccò l’apice in Europa negli anni ’70-’80. Assunse maggior significato in Germania, Austria, Paesi Bassi, Paesi scandinavi dove vi erano comunità accademiche dove la storia sviluppava forti legami con le altre scienze e nelle storiografie in cui la ricerca storica era più analitica che narrativa. In particolare con la storia contemporanea all’interno della quale si soffermò più sulle differenze geografiche piuttosto che su quelle temporali.
La comparazione consiste nell’individuazione di problemi o strutture specifiche in due diversi contesti che sono legati da una problematica comune. Il vantaggio che si ottiene è di rendere esplicito ciò che spesso rimane implicito nelle sintesi storiche europee o mondiali; infatti formulando ipotesi di partenza chiare e indicando i criteri con i quali vengono scelti i casi, attraverso la comparazione si chiarificano i principi della narrazione storica.
Ciò che distingue il metodo comparato dalla prospettiva storica individuale è lo scopo; infatti nella comparazione non è necessario dimostrare storie individuali o dedicarsi alle particolarità dei casi nazionali. Comparare significa dedicarsi a specifiche strutture più ampie. Basti pensare a Hroch che ha determinato un modello comparativo per lo studio del nazionalismo nel ‘700-‘800 individuando tre fasi di sviluppo:
• 1ª fase caratterizzata dalla scoperta o dall’invenzione di specificità nazionali da parte degli intellettuali;
• 2ª fase indicante la nascita di reti e organizzazioni nazionali;
• 3ª fase mostrante l’evoluzione in fenomeno di massa.

Il metodo comparativo si distingue dall’approccio individualistico, ritenendo tuttavia strumenti importanti per entrambi il collegamento tra le fonti primarie e l’analisi delle categorie di auto descrizione. Rimane il grande divario tra gli studi che utilizzano la letteratura secondaria e ne sintetizzano i risultati in una prospettiva comparata, e quelli che studiano direttamente le fonti primarie e gli archivi in una prospettiva comparata.
Alcuni autori sostengono che si possa comparare utilizzando le fonti secondarie ma è necessario porre attenzione ad alcune problematiche come l’eccessiva enfasi sulle particolarità nazionali e l’eventuale distorsione che ne può derivare. Anche se la fonte rimane un elemento importante, la centralità della comparazione va posta sulle problematiche.
In base a cosa e a come si decide di comparare si finisce per utilizzare tipologie diverse del metodo comparato quali quelle proposte da Antoon van den Braembussche: metodo contrastante, metodo generalizzante, metodo macrocausale, metodo inclusivo e metodo universalizzante.
La scelta di un metodo rispetto ad un altro ha effetti immediati sul numero di particolarità presenti nelle unità comparate e sul tipo di argomentazioni messe in campo.
Il metodo comparato applica modelli teorici alla realtà storica in maniera flessibile in quanto le ipotesi teoriche possono essere modificate, aggiustate, lungo il processo empirico per adattarsi ai risultati ottenuti. Insieme alle ipotesi possono cambiare anche i concetti, le categorie o le terminologie usate. Lo scopo finale del metodo comparato è di ottenere conoscenze teoriche attraverso l’estrazione e la generalizzazione.

Le comparazioni ad un livello macro o ad un livello nazionale sono state più volte criticate e non hanno, in generale, riscosso molto successo.
Esempio chiave è lo studio del Sonderweg tedesco, basato sulla comparazione con il modello anglosassone di evoluzione e su una teoria della modernizzazione. Esso è stato criticato in quanto basato su una visione idealizzata della situazione britannica e per la poca importanza data alle differenze tra le regioni tedesche.
Lo sviluppo di una ipotesi teorica che sia troppo legata a caratteristiche di sviluppo nazionale e che abbia una basi olistica incontra problemi nel trattare la spiegazione di evoluzioni differenti. Il dibattito sul Sonderweg non ha contribuito a creare un modello di evoluzione tedesca ma ha comunque contribuito a testare ipotesi più specifiche su tale evoluzione (vd. Relazione tra nobiltà e borghesia).
Cohen allarga queste critiche al Sonderweg sostenendo più in generale che adottando il metodo comparato - costruttivista si corre il pericolo del riduzionismo; infatti, non potendo comparare fenomeni troppo complessi si finisce a ridurli per poi analizzare fenomeni specifici e isolati.
Questa critica tende, però, a sottostimare la selettività che viene fatta nella storiografia e a sovrastimare il carattere arbitrario della gerarchizzazione di fattori nello studio comparato.
Un punto di incontro tra sostenitori e critici può essere l’affermazione che lo studio di un caso nazionale sia utile a spiegare una certa problematica anche se non fornisce una risposta alla problematica stessa, la quale lega insieme casi differenti.
Per sintetizzare si può dire che lo studio comparato abbia avuto due vantaggi innegabili legati tra loro: quello di aver sorpassato gli stereotipi della storiografia nazionale e aver mostrato i fenomeni sotto una nuova luce.
La diffusione del metodo comparato in campo storico subisce oggi, tuttavia, un blocco a causa dei processi di ri-nazionalizzazione degli scritti storici. Purtroppo questa chiusura è supportata da politiche europee che favoriscono, con i loro fondi, studi storici basati su prospettive nazionali.
Ad ogni modo esistono critiche molto più specifiche verso la storia comparata, prima fra tutte è quella portata avanti dallo storico francese Espagne il quale afferma che la storia comparata è troppo legata alla prospettiva nazionale e utilizza le categorie di auto descrizione, tipiche di questa prospettiva per descrivere altri stati.
Egli si riferisce, in particolare, a quegli studi che analizzano le specificità nazionali usando la comparazione con altri stati solo per riaffermare queste specificità. Espagne suggerisce il concetto di “transfer culturale” come elemento complementare del metodo comparato: esiste, infatti, un legame tra le unità studiate in quanto i modi complessi in cui oggi i beni, le informazioni e la cultura sono trasferiti da un paese all’altro hanno generato delle strutture culturali ibride, continuamente influenzabili le une con le altre.
Gli studi ispirati dall’approccio di Espagne sono risultati molto utili al comparativismo.
Bloch stesso aveva già menzionato due metodi di comparazione:

• tra società lontane in tempo e spazio
• tra società vicine, legate e vicendevolmente influenzate.

Proprio nel secondo caso possiamo applicare il concetto di transfer culturale affermando che i transfer multipli tra queste due società sono una pre - condizione utile per una comparazione significativa, in quanto delineano gli effetti di processi ed evoluzioni comuni.
Galton ha all’inizio del XX secolo enfatizzato lo studio dei transfer con lo scopo di determinare se le differenze o le similitudine sono l’effetto di influenze e relazioni.
Paulmann ha, in ogni caso, sostenuto che l’analisi del transfer culturale non può sostituire l’utilizzo del metodo comparativo ma può esserne un elemento complementare soprattutto nei casi di studio di relazioni e connessioni importanti per i processi storici. Si può introdurre il concetto di storia transnazionale “cross-national” o “entangled” (impigliato) come parte di una metodologia della nuova storia delle relazioni internazionali che non sia così orientata alla comparazione.
Zimmerman e Werner che rappresentano questa corrente utilizzano appunto una prospettiva in cui la nazione rimane sempre l’attore principale anche se modellato dalle forme delle relazioni transnazionali. Nella loro “Histoire croisèe” criticano inoltre la storia comparata in quanto tenta di fare astrazioni partendo dalle molteplici influenze e dai legami tra le unità comparate.
Entrambi gli approcci (transfer culturale e storia transnazionale) non rimpiazzano il metodo comparato, scelgono solamente una dimensione analitica diversa che dà priorità ai contatti diretti tra gli attori, lo spazio e le istituzioni.

La storia comparata rimane un importante campo di scrittura storica e di ricerca perché è più di una storia transnazionale; è un “histoire problèm” condotto da riflessioni teoriche incorporate nella valutazione critica e permanente delle unità, delle categorie e dei risultati dei suoi studi.
Bruttoformo
00venerdì 12 settembre 2008 17:39
Re:
Von Wafer, 12/09/2008 17.22:

La storia comparata, stadio più recente nell’evoluzione della comparazione, è basata su un approccio metodologico e chiaro con riflessioni sulle unità e gli obiettivi presi in considerazione. Essa si è sviluppata solo dopo la prima guerra mondiale, quando alcuni autori tra cui Perenne, Bloch e Hintze si accorsero che la storia scritta nel contesto nazionale doveva essere superata; ma venne utilizzata realmente solo dopo la seconda guerra mondiale, quando se ne fece ricorso per il dibattito sui modelli di industrializzazione e sui modelli della famiglia europea.
Moore è stato il primo a dimostrare il potenziale comparativo nello studio sulle origini sociali della democrazia e della dittatura; lo scopo era quello di stabilire quali condizioni sociali stavano alla base dello sviluppo della democrazia, del fascismo e del comunismo.
La ricezione di questo tipo di studio toccò l’apice in Europa negli anni ’70-’80. Assunse maggior significato in Germania, Austria, Paesi Bassi, Paesi scandinavi dove vi erano comunità accademiche dove la storia sviluppava forti legami con le altre scienze e nelle storiografie in cui la ricerca storica era più analitica che narrativa. In particolare con la storia contemporanea all’interno della quale si soffermò più sulle differenze geografiche piuttosto che su quelle temporali.
La comparazione consiste nell’individuazione di problemi o strutture specifiche in due diversi contesti che sono legati da una problematica comune. Il vantaggio che si ottiene è di rendere esplicito ciò che spesso rimane implicito nelle sintesi storiche europee o mondiali; infatti formulando ipotesi di partenza chiare e indicando i criteri con i quali vengono scelti i casi, attraverso la comparazione si chiarificano i principi della narrazione storica.
Ciò che distingue il metodo comparato dalla prospettiva storica individuale è lo scopo; infatti nella comparazione non è necessario dimostrare storie individuali o dedicarsi alle particolarità dei casi nazionali. Comparare significa dedicarsi a specifiche strutture più ampie. Basti pensare a Hroch che ha determinato un modello comparativo per lo studio del nazionalismo nel ‘700-‘800 individuando tre fasi di sviluppo:
• 1ª fase caratterizzata dalla scoperta o dall’invenzione di specificità nazionali da parte degli intellettuali;
• 2ª fase indicante la nascita di reti e organizzazioni nazionali;
• 3ª fase mostrante l’evoluzione in fenomeno di massa.

Il metodo comparativo si distingue dall’approccio individualistico, ritenendo tuttavia strumenti importanti per entrambi il collegamento tra le fonti primarie e l’analisi delle categorie di auto descrizione. Rimane il grande divario tra gli studi che utilizzano la letteratura secondaria e ne sintetizzano i risultati in una prospettiva comparata, e quelli che studiano direttamente le fonti primarie e gli archivi in una prospettiva comparata.
Alcuni autori sostengono che si possa comparare utilizzando le fonti secondarie ma è necessario porre attenzione ad alcune problematiche come l’eccessiva enfasi sulle particolarità nazionali e l’eventuale distorsione che ne può derivare. Anche se la fonte rimane un elemento importante, la centralità della comparazione va posta sulle problematiche.
In base a cosa e a come si decide di comparare si finisce per utilizzare tipologie diverse del metodo comparato quali quelle proposte da Antoon van den Braembussche: metodo contrastante, metodo generalizzante, metodo macrocausale, metodo inclusivo e metodo universalizzante.
La scelta di un metodo rispetto ad un altro ha effetti immediati sul numero di particolarità presenti nelle unità comparate e sul tipo di argomentazioni messe in campo.
Il metodo comparato applica modelli teorici alla realtà storica in maniera flessibile in quanto le ipotesi teoriche possono essere modificate, aggiustate, lungo il processo empirico per adattarsi ai risultati ottenuti. Insieme alle ipotesi possono cambiare anche i concetti, le categorie o le terminologie usate. Lo scopo finale del metodo comparato è di ottenere conoscenze teoriche attraverso l’estrazione e la generalizzazione.

Le comparazioni ad un livello macro o ad un livello nazionale sono state più volte criticate e non hanno, in generale, riscosso molto successo.
Esempio chiave è lo studio del Sonderweg tedesco, basato sulla comparazione con il modello anglosassone di evoluzione e su una teoria della modernizzazione. Esso è stato criticato in quanto basato su una visione idealizzata della situazione britannica e per la poca importanza data alle differenze tra le regioni tedesche.
Lo sviluppo di una ipotesi teorica che sia troppo legata a caratteristiche di sviluppo nazionale e che abbia una basi olistica incontra problemi nel trattare la spiegazione di evoluzioni differenti. Il dibattito sul Sonderweg non ha contribuito a creare un modello di evoluzione tedesca ma ha comunque contribuito a testare ipotesi più specifiche su tale evoluzione (vd. Relazione tra nobiltà e borghesia).
Cohen allarga queste critiche al Sonderweg sostenendo più in generale che adottando il metodo comparato - costruttivista si corre il pericolo del riduzionismo; infatti, non potendo comparare fenomeni troppo complessi si finisce a ridurli per poi analizzare fenomeni specifici e isolati.
Questa critica tende, però, a sottostimare la selettività che viene fatta nella storiografia e a sovrastimare il carattere arbitrario della gerarchizzazione di fattori nello studio comparato.
Un punto di incontro tra sostenitori e critici può essere l’affermazione che lo studio di un caso nazionale sia utile a spiegare una certa problematica anche se non fornisce una risposta alla problematica stessa, la quale lega insieme casi differenti.
Per sintetizzare si può dire che lo studio comparato abbia avuto due vantaggi innegabili legati tra loro: quello di aver sorpassato gli stereotipi della storiografia nazionale e aver mostrato i fenomeni sotto una nuova luce.
La diffusione del metodo comparato in campo storico subisce oggi, tuttavia, un blocco a causa dei processi di ri-nazionalizzazione degli scritti storici. Purtroppo questa chiusura è supportata da politiche europee che favoriscono, con i loro fondi, studi storici basati su prospettive nazionali.
Ad ogni modo esistono critiche molto più specifiche verso la storia comparata, prima fra tutte è quella portata avanti dallo storico francese Espagne il quale afferma che la storia comparata è troppo legata alla prospettiva nazionale e utilizza le categorie di auto descrizione, tipiche di questa prospettiva per descrivere altri stati.
Egli si riferisce, in particolare, a quegli studi che analizzano le specificità nazionali usando la comparazione con altri stati solo per riaffermare queste specificità. Espagne suggerisce il concetto di “transfer culturale” come elemento complementare del metodo comparato: esiste, infatti, un legame tra le unità studiate in quanto i modi complessi in cui oggi i beni, le informazioni e la cultura sono trasferiti da un paese all’altro hanno generato delle strutture culturali ibride, continuamente influenzabili le une con le altre.
Gli studi ispirati dall’approccio di Espagne sono risultati molto utili al comparativismo.
Bloch stesso aveva già menzionato due metodi di comparazione:

• tra società lontane in tempo e spazio
• tra società vicine, legate e vicendevolmente influenzate.

Proprio nel secondo caso possiamo applicare il concetto di transfer culturale affermando che i transfer multipli tra queste due società sono una pre - condizione utile per una comparazione significativa, in quanto delineano gli effetti di processi ed evoluzioni comuni.
Galton ha all’inizio del XX secolo enfatizzato lo studio dei transfer con lo scopo di determinare se le differenze o le similitudine sono l’effetto di influenze e relazioni.
Paulmann ha, in ogni caso, sostenuto che l’analisi del transfer culturale non può sostituire l’utilizzo del metodo comparativo ma può esserne un elemento complementare soprattutto nei casi di studio di relazioni e connessioni importanti per i processi storici. Si può introdurre il concetto di storia transnazionale “cross-national” o “entangled” (impigliato) come parte di una metodologia della nuova storia delle relazioni internazionali che non sia così orientata alla comparazione.
Zimmerman e Werner che rappresentano questa corrente utilizzano appunto una prospettiva in cui la nazione rimane sempre l’attore principale anche se modellato dalle forme delle relazioni transnazionali. Nella loro “Histoire croisèe” criticano inoltre la storia comparata in quanto tenta di fare astrazioni partendo dalle molteplici influenze e dai legami tra le unità comparate.
Entrambi gli approcci (transfer culturale e storia transnazionale) non rimpiazzano il metodo comparato, scelgono solamente una dimensione analitica diversa che dà priorità ai contatti diretti tra gli attori, lo spazio e le istituzioni.

La storia comparata rimane un importante campo di scrittura storica e di ricerca perché è più di una storia transnazionale; è un “histoire problèm” condotto da riflessioni teoriche incorporate nella valutazione critica e permanente delle unità, delle categorie e dei risultati dei suoi studi.

Sì.


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