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News 13-03-2008


Torna l'Ecobufala della Eolo
A volte ritornano. La fregnaccia dell'energia pulita quasi gratis ricompare nelle nostre mailbox. Ce ne libereremo mai?

Tra le catene di sant'Antonio più fastidiose ci sono senz'altro quelle indirizzate a un pubblico ambientalista: le cosiddette eco-bufale, tanto più odiose quanto più la vittima è sensibile a questo tipo di tematiche. Come le altre e-bufale, anche queste contengono il meccanismo virale di propagazione, l'inutilità dell'appello, indignazione quanto basta e una dose abbondante di teoria del complotto, che non guasta mai.

Il testo che in questi giorni ci sta ri-martellando le mailbox (in realtà la sua comparsa risale al 2006) dice: "Eolo, la vettura che avrebbe fatto a meno della benzina è stata fatta sparire. Perché?" Un vero toccasana per i nostri problemi energetici e ambientali: "Leggerissima e ultraresistente, capace di fare 100 Km con 0,77 euro, poteva raggiungere una velocità di 110 Km/h e funzionare per più di 10 ore consecutive nell'uso urbano."

I più attenti lettori la ricorderanno più volte citata su Zeus News, come quando, nel lontano 2004, esprimemmo alcuni dubbi sull'attendibilità tecnica di quanto diffuso a mezzo stampa, e profeticamente scrivemmo "L'impressione è che di queste Eolo, prima o poi, dovrà occuparsi il nostro servizio Antibufala". Eccoci qui, dunque.

Il target della catena, è chiaro, sono tutte le persone eco-sensibili che, all'uscita delle prime notizie, avevano accarezzato l'idea di un'auto anticonformista, minimale, ecologica e pure economica (diciotto milioni di lire per l'acquisto e millecinquecento lire per percorrere cento chilometri).

In realtà la Eolo ha avuto una storia tutt'altro che misteriosa: presentata nel dicembre del 2001 al Motorshow di Bologna, riuscì ad avere diversi milioni di euro di finanziamento dalla Ue per aprire, almeno formalmente, alcune fabbriche in Europa. Tra queste, quella italiana non produsse nemmeno un'auto, e così sembra fecero tutte le altre.

Nonostante il successo mediatico e commerciale, i prototipi mostrati in giro non entusiasmarono mai: rumore e problemi di raffreddamento funestarono la buona volontà di chi effettuava le prove. Raffreddarla non era difficile, in realtà: il gas, espandendosi, congelava tutte le tubazioni dell'aria compressa, rendendo la macchina inservibile.

Il progetto, inoltre, non si può dire sia stato boicottato dal grande giro dell'industria automobilistica, visto che il colosso indiano Tata, annunciò l'anno scorso di aver rilevato il brevetto per la produzione in serie della Eolo. Maggiori informazioni sulla bufala le trovate qui.

Problemi tecnici a parte, il difetto sta nel manico. Come tutti i vettori energetici, come l'idrogeno o l'energia elettrica, l'aria compressa sposta il problema dell'inquinamento dal tubo di scappamento alla centrale elettrica, senza risolverlo. In più, il ciclo della Eolo deve scontare, rispetto ai colleghi, una perdita di rendimento assai più consistente.

Come sempre, invitiamo tutti a non far circolare le dannate catene di sant'Antonio via mail, che spesso ci rendono complici della circolazione di una menzogna e in ogni caso, quando va bene, ci fanno fare la figura dei cyber-fresconi indignati. Interessante è, comunque, analizzare le cause psico-sociologiche del successo di questa bufala.

Un'enorme disponibilità di energia a basso costo, il petrolio, ci ha abituati a non pensare all'energia come a una risorsa scarsa. Così non sopportiamo l'idea di rinunciare alla nostra mobilità insostenibile. Non stiamo parlando di Suv: tra non molto anche condurre un'utilitaria sarà un problema.

Come pensiamo di poter alimentare una macchina che ha un motore da 18 kW con una carica notturna fatta con un contatore da 3 kW? Come abbiamo scritto altrove, "siamo come bambini, ora che vediamo il fondo del barile ci attacchiamo a ogni cagata che esce sui giornali: la fusione fredda, l'idrogeno, l'aria compressa, gli aquiloni solari. E chi sbugiarda queste bufale, è autore di complotti, al soldo dei petrolieri."