00 17/02/2006 00:16
Il predatore sopravvive in sarcofagi di terra umida, raggiunge i 50 chili
Il terribile pesce gatto africano fa paura più dei siluri del Baltico

n Dopo il siluro arriva il pesce gatto africano, un predatore che trascorre la stagione calda sepolto in un ovulo di terra rappresa. Le acque dell'Adda continuano ad abitarsi di specie esotiche che mettono a rischio la fauna ittica lombarda: a catturare il primo esemplare è stato Eugenio Bellia, impegnato qualche giorno fa a cercare anguille con la tecnica della pesca di fondo sul Lungoadda a monte del ponte. Altri esemplari, questi provenienti dall'America, sono stati catturati dai soci dello Spinning club Italia nei giorni successivi, confermando che la colonizzazione sembra essere iniziata. «Si tratta di pesci gatto che nulla hanno a che fare col sempre straniero, ma introdotto alla fine dell'ottocento, Ictalurus Melas, il pesce gatto nostrano - spiega Mario Narducci, segretario della sezione lodigiana dello Spinning club -. Questi sono pesci di taglia, aggressività e nocività rilevanti come l'americano "Cat fish Channel", il pesce gatto "puntato", che nelle regione di origine può raggiungere i 50 chili, e il pesce gatto africano o Clarias, anch'esso grande e vorace». Presenze ancora limitate: «Fortunatamente le notizie giunte depongono ancora per una presenza sporadica - commenta Narducci - , segno inequivocabile di una non ancora definitiva acclimatazione. Tuttavia queste presenze inquietanti ripongono il dovere di operare per difendere le specie autoctone del ceppo dell'Adda anche facendo appello a tutti i pescatori affinchè non commettano l'errore di introdurre tali specie». Un appello rilanciato da Cesare Lorandi, coordinatore provinciale dell'associazione: «Questi animali sono stati gettati in Adda con molta probabilità da qualcuno che li aveva pescati in qualche lago privato e se li è portati a casa. Poi, invece di cucinarseli, ha deciso di disfarsene». Meno devastante del siluro, il predatore del Baltico ormai di casa nel basso Lodigiano (ma un piccolo esemplare è stato catturato a monte del ponte di Lodi e si teme che lo sbarramento sia stato superato), il pesce gatto ha dalla sua una resistenza eccezionale. «Ho visto una persone chiuderne tre, vivi, in un sacco della spazzatura - racconta Lorandi -. Il giorno seguente erano ancora vivi. Avevano resistito con la sola umidità all'interno del sacco». Non per nulla sono animali che in Africa superano la stagione secca in un sarcofago di terra: «Si chiudono in una specie di uovo di fango che si secca in superficie e sopravvivono con l'acqua rimasta all'interno. I popoli locali cercano queste tane colpendo il terreno con bastoni». Abituati al caldo, potrebbero però non sopravvivere alla stagione invernale. In gergo si chiama shock termico: «È la nostra speranza per il contenimento di queste popolazioni non autoctone» spiega Lorandi.Fabrizio Tummolillo
(Il Cittadino, Il quotidiano del Lodigiano e del Sud Milano)