Tutti contro il digitale terrestre
Il passaggio delle trasmissioni Tv sul solo digitale terrestre partirà solo in Val d'Aosta, mentre la Sardegna si tira fuori e crescono le polemiche.
News - 10-11-2005
Renato Soru, Governatore della SardegnaIl primo a sparare contro il digitale terrestre era stato Rupert Murdoch: in visita in Italia il mese scorso aveva cercato di convincere il suo vecchio amico e socio Silvio Berlusconi a introdurre un bonus per gli abbonamenti al ricevitore satellitare, come è stato rinnovato per il digitale terrestre nell'ultima Finanziaria.
Murdoch non è riuscito nell'intento ed è possibile che l'informazione di Sky, par condicio o meno, non sarà tanto tenera nei confronti del Cavaliere nei prossimi mesi; intanto Sky ricorrerà alla Unione Europea contro il bonus per il digitale, ritenuto un aiuto di Stato distorsivo della concorrenza.
Poi è arrivata l'interrogazione parlamentare, presentata negli scorsi giorni, dal deputato della Margherita Giorgio Merlo (giornalista Rai in aspettativa) sul fatto che la principale industria produttrice di decoder per il digitale terrestre in Italia sia di proprietà del fratello di Silvio Berlusconi, quel Paolo Berlusconi già condannato recentemente per altre attività economiche: in questo caso un bonus finanziato con i soldi pubblici favorirebbe ancora una volta la famiglia del Premier.
Come se non bastasse, ci si mette anche il Consiglio d'Amministrazione Rai: un grave deficit del bilancio Rai bloccherebbe di fatto i necessari investimenti per permettere il passaggio in toto del segnale Rai dall'analogico al digitale.
Infine la dichiarazione di Renato Soru, Presidente della Regione Sardegna, all'inserto finanziario della Repubblica di lunedì 7 novembre, che rimette in discussione l'accordo tra Regione Sardegna e Ministero delle Comunicazioni per far partire nella regione (l'altra è la Val d'Aosta) il digitale terrestre.
Soru dice di aver chiesto che il decoder fosse subito di tipo interattivo (con la connessione a Internet); invece il digitale terrestre che si vuole avviare nella sua regione è di tipo vecchio, utile solo a ricevere i programmi tradizionali e al massimo far guadagnare Mediaset sul calcio.
Anche Soru non scherza in quanto a conflitti di interessi: è il padrone di Tiscali, uno dei maggiori Internet provider europei e italiani; ultimamente, si sono intensificate le voci di un interesse a rilevare la quota di Soru in Tiscali da parte di Murdoch.
Solo la piccola Val d'Aosta sembra non fare storie: è confermato per il 31 gennaio 2006 lo spegnimento del segnale analogico in Aosta e 26 comuni limitrofi.
Chi non scherza, però, sono le associazioni dei consumatori: non accettano che i consumatori siano obbligati a una nuova spesa per godere di un servizio pubblico essenziale e che il bonus sia previsto solo per un decoder a testa; in più sono solo 200 milioni di euro i soldi a dispozione e molti abbonati potrebbero non goderne.
Chi tace, per ora, è Tronchetti Provera: interessato a vendere La7, e molto più interessato a portare il digitale terrestre sui telefonini della sua Tim, ha già sperimentato con successo l'interazione via Gprs tra telefonino e digitale terrestre, che potrebbe essere la via italiana all'interattività televisiva, ancora più che Internet.
Anche il centrosinistra dovrà definire una posizione unitaria sul digitale terrestre, che ancora non esiste.
Niente soldi, niente digitale terrestre
Secondo il direttore generale della Rai, senza aumento del canone non ci potrà essere il potenziamento del digitale terrestre e l'analogico non verrà spento nel 2006.
News - 13-11-2005
"Il digitale è Rock ma la Rai è lenta", direbbe l'Adriano nazionale a proposito delle dichiarazioni rese dal nuovo direttore generale della Rai Alfredo Meocci alla Commissione di Vigilanza Rai a proposito di deficit dell'azienda televisiva pubblica e di impossibilità di rispettare la data del 31 Dicembre del 2006 per procedere allo spegnimento del segnale televisivo analogico e del passaggio delle trasmissioni televisive sul solo digitale terrestre.
Per Meocci la Rai ha un buco di 300 milioni di euro e si deve procedere a tagli anche degli investimenti sul digitale, a meno che non il Parlamento non conceda un aumento del canone televisivo di 5-6 euro alla Rai.
E' un fumine a ciel sereno perché il precedente direttore generale della Rai Flavio Cattaneo si era vantanto fino a pochi mesi fa che la "sua" Rai magari non era tanto forte in pluralismo, ma in fatto di conti sì, tanto da avere avuto un attivo di 80 milioni di euro che aveva preso il suo maggiore azionista, il Tesoro.
Per questo Cattaneo, oggi protagonista soprattutto delle cronache rosa e amministratore delegato di Terna ha ricevuto un premio di parecchie centinaia di migliaia di euro.
Per la Rai non si può procedere allo spegnimento del segnale televisivo analogico entro la fine del 2006, come è previsto dalla legge Gasparri, approvata dalla stessa maggioranza di centrodestra che ha nominato Meocci
Il neodirettore generale ha detto :"Non è come con la Tv a colori che chi non la possedeva poteva continuare a vedere le trasmissioni in bianco e nero, non possiamo togliere la Tv a chi non possiede ancora il decoder", ribadendo che a livello europeo il passaggio completo al digitale televisivo è previsto per il 2010 e non il 2006.
Questo significa che la percentuale di decoder digitali diffusa tra gli italiani è ancora bassa ma allota Rete4 deve chiudere, andare sul satellite, essere venduta da Berlusconi? Per Meocci il Presidente della Regione Sardegna Renato Soru, maggiore azionista nonché fondatore di Tiscali, non ha tutti i torti nel dire che gli attuali decoder digitali terrestri sono obsoleti e superati.
A questo punto assistiamo a uno strano ribaltamento delle parti: per il Ministro delle Comunicazioni Landolfi di An la richiesta dell'aumento del canone Rai non è accettabile, prima bisogna ridurre gli sprechi dell'azienda televisiva; il nuovo Presidente della Vigilanza Rai Paolo Gentiloni, deputato dell'opposizione, dichiara, alla trasmissione tv di Moncalvo su Rai2, che per finanziare il digitale l'aumento del canone ci potrebbe anche stare.
In questo caso vediamo che il centrodestra, preoccupato per un'eventuale sconfitta e perché l'attuale capoazienda Meocci non è più tanto fedele alla linea, non vuole dare troppi mezzi ad una Tv che considera già passata al nemico; è altrettanto preoccupante vedere l'opposizione, che si sente già un po' Governo, desiderare di aumentare una tassa come il canone Rai.
Si preparano come centrosinistra anche ad aumentare le tariffe ferroviarie per ammodernare i treni e pagare la Tav, le aeree per salvare l'Alitalia, le spese bancarie per salvare le banche, con tanti saluti alla difesa del potere d'acquisto che dovrebbe stare a cuore a partiti vicini ai lavoratori? Il centrodestra avrà sbagliato dando un contributo per l'acquisto dei decoder digitali terrestri ma il centrosinistra vuole sbagliare aumentando il canone Rai?
La battuta del comico Crozza, che su RockPolitik ha scherzato sul fatto che ci sono i soldi per i decoder ma non per le medicine ("e che facciamo? una puntura con la presascan") ha suscitato le ire del Ministro Landolfi che ha dichiarato che i comici non devono fare i politici e che una battuta del genere non dovrebbe trovare posto sulla Tv del servizio pubblico. Segno chiaro che il lupo perde i voti ma non il vizio di censurare.
Rimane cronica la mancanza di contenuti nuovi e innovativi, oltre alle partite di calcio; allo stato c'è solo una dichiarazione impegnativa del Presidente della Conferenza Episcopale Camillo Ruini che vuole un canale del digitale terrestre di ispirazione cattolica, essendo troppo bassa la percentuale di credenti che vede le trasmissioni di Sat2000 su Sky e i fedeli che seguono le trasmissioni tv sul network Corallo che raggruppa molte emittenti cattoliche locali (da Telenova di Milano a TeleCupole di Torino).
Sarebbe un canale digitale cattolico che si finanzierebbe con una quota dell'oto per mille, ma anche con la pubblicità, cosa non facile viste le polemiche sul sedere femminile nudo apparso recentemente su Famiglia Cristiana.
Anche le Poste Italiane guidate da Massimo Sarmi vorrebbero aprire un canale digitale interattivo per il Bancoposta, anche se questo palesemente stride con la decisione di tagliare 9.000 dipendenti del servizio postale e con la carenza di portalettere che affligge molte zone del Nord del Paese, con gravi ritardi nel recapito della corrispondenza. Meno Tv e più cartoline: forse è uno slogan un po' retrò ma le Poste potrebbero adottarlo.
[Modificato da lorette 13/11/2005 23.21]