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CURIOSITA E NOTIZIE DAI MARI NEL MONDO

  • Messaggi
  • lorette
    00 03/01/2005 16:42
    SOGLIOLA: CHE VITA “PIATTA”

    I pesci piatti sogliole



    rombi


    passere


    sono un esempio formidabile di quello che in biologia viene definito “adattamento”.
    L’adattamento è la capacità di un organismo vivente di assumere una forma, un colore, un comportamento, una particolare strategia riproduttiva ecc. che gli consentono di vivere al meglio in un determinato ambiente.
    L’essere piatta per la sogliola può essere definita una “scelta di vita”, scelta che gli permette di adattarsi perfettamente alla vita di fondo.
    Se vi è capitato di osservare una sogliola immobile sulla sabbia, vi sarete di certo accorti che è difficilissimo distinguerla da tutto il resto, solo gli occhi tradiscono la presenza del pesce e, una volta individuati, a fatica si distinguono i contorni del corpo.
    Scelta di vita perché l’appiattimento non è presente alla nascita ma avviene dopo una complessa metamorfosi.
    Tutti i pesci piatti nascono perfettamente simmetrici, appena usciti dall’uovo sono larve che nuotano nel plancton dove trovano il nutrimento per svilupparsi.
    Nel corso dell’accrescimento avviene una strana metamorfosi che li porta ad assumere la tipica forma dell’adulto ed a guadagnare definitivamente il fondo marino.
    Durante la metamorfosi una metà del corpo si “schiaccia” letteralmente sull’altra metà.
    In conseguenza dell’appiattimento del cranio un occhio migra verso l’altro e le pinne dorsale ed anale si vengono a trovare una a destra e l’altra a sinistra del corpo a seconda delle specie.
    Praticamente un lato del corpo rimane privo di occhi (lato cieco) ed è quello che dovrà appoggiarsi sul fondo mentre tutte e due gli occhi si collocano sul lato rivolto verso l’alto.
    Nei rombi gli occhi sono sul lato sinistro nelle passere e nelle sogliole su quello destro.
    Per capire ancora meglio quello che succede ad una sogliola durante la metamorfosi provate ad osservare la posizione della bocca che vi consentirà di capire qual è il lato cieco.
    La bocca rimane sul lato che non si “trasforma”, il lato destro, la mandibola infatti è rivolta verso destra rispetto agli occhi.
    Riassumendo, durante lo sviluppo, l’occhio sinistro si è spostato verso quello destro, la testa si è schiacciata, la pinna dorsale è la pinna del bordo sinistro, quella anale è sul margine destro, preceduta dalla piccola pinna ventrale, la pinna pettorale destra e rivolta in alto, quello sinistra è sotto.
    In questo modo i pesci piatti si trovano ad avere un lato cieco e privo di pigmento adagiato sul fondo, uno munito di una colorazione mimetica e di due occhi che garantiscono una visione dal basso all’alto per catturare prede e sfuggire ai predatori che provengono da sopra.


  • lorette
    00 03/01/2005 16:54
    Scusi... mi fa un po’ di luce ?



    In biologia è risaputo che i batteri vivono in colonie, ma ancora fino a qualche anno fa si credeva che ogni singolo elemento della colonia fosse un individualista di tutto rispetto! Un batterio pensa a se stesso e non è comunica con i suoi simili!
    Oggi, invece, sembra che la maggior parte dei batteri comunichi con i propri vicini.
    Un esempio lo possiamo prendere dalla vita di alcuni batteri marini luminescenti. Essi sono in grado di comunicare grazie a sostanze chimiche che emettono e che ricevono. L’emissione di luce è dovuta a reazioni chimiche dove è coinvolto un enzima, la luciferasi. Si pensava che ogni reazione chimica in grado di produrre luce avvenisse indipendentemente in ogni singola cellula batterica invece è stato scoperto recentemente che essa è controllata da un meccanismo intercellulare grazie a un messaggero molecolare (una sostanza chimica prodotta dai batteri) che si sposta da una cellula batterica all’altra.
    La luce si manifesta quando la concentrazione di questa sostanza è abbastanza alta da superare un certo valore soglia e la concentrazione dei batteri è elevata in uno spazio ristretto.
    Molti animali possiedono organi in grado di produrre luce che ospitano al loro interno batteri luminescenti, le lucciole, alcuni pesci e calamari.
    Prendiamo in considerazione il caso di una piccola seppia Euprymna scolopes che ospita il batterio Vibrio fischeri nel proprio organo luminoso.
    Questa seppia coltiva nel proprio organo luminoso un gruppo di batteri molto denso, il messaggero molecolare batterico si accumula fino oltre il valore soglia, stimolando così la produzione di luce.

    Tutte e due gli organismi, batteri e ospite traggono beneficio dalla reciproca associazione:
    Euprymna scolopes, che è predatore notturno, grazie alla luminescenza riesce a mimetizzarsi! Infatti la luce batterica, simile alla luce lunare, fa scomparire l’ombra che normalmente si formerebbe quando i raggi lunari colpiscono il cefalopode.
    Dal punto di vista dei batteri, essi traggono vantaggio dal fatto che il cefalopode offre loro un rifugio protetto e ricco di cibo. Ben volentieri i batteri forniscono luce al loro “albergatore”!

  • matomatteo
    00 03/01/2005 21:53
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  • lorette
    00 15/01/2005 08:34
    PESCE PILOTA



    iL pesce riportato in fotografia appartiene alla famiglia dei carangidi ed è chiamato Pesce Pilota Naucrates ductor.
    Si tratta di un esemplare di piccola dimensione,
    di aspetto inconfondibile e di tipica colorazione a grandi strisccie blu e celeste argenteo.
    Pelagico, si avvicina stagionalmente alla costa talora al sueguito di grandi tartarughe se non di imbarcazioni.
    E' fortmente attratto dall'ombra offerta da oggetti galleggianti si che spesso viene catturato,
    insieme alle giovani lampughe, sotto i "cannicci",
    speciali zattere usate dai pescatori siciliani
    e maltesi per richiamare i pesci pelagici.
    Gli antichi navigatori attribuivano a questo pesce la "missione" di accompagnare le navi.
    Dal che il nome volgare "pesce pilota".
    E' una specie molto vorace e si nutre di piccoli molluschi e di crostacei. Le sue carni non sono particolarmente apprezzate,
    in quanto risultano poco consistenti

  • lorette
    00 20/01/2005 15:31
    Perché nei laghi non si manifestano le maree?

    La forza gravitazionale che agisce sugli oceani agisce anche sull'acqua dei laghi, ma in questi ultimi gli effetti non sono percepibili. Infatti l'altezza raggiunta dalla marea cambia notevolmente a seconda della località, della profondità dell'acqua, dell'andamento delle coste, della forza del vento.

    Quello che possiamo vedere è l'effetto complessivo di tutte le forze che agiscono sull'acqua. I laghi sono così poco profondi e piccoli che tutti questi fattori superano le forze di marea dovute alla Luna. Un lago può quindi manifestare una marea di qualche centimetro di altezza, ma per mascherare questo effetto è sufficiente, per esempio, la forza del vento che spinge verso il basso le sue acque.

    Anche in grandi masse d'acqua si possono rilevare notevoli differenze nell'altezza delle maree: nel Mediterraneo in genere l'altezza è di circa 50 centimetri; lungo le coste dell'alto Adriatico, invece, il livello del mare può alzarsi o abbassarsi rispetto al normale di oltre 1 metro. La marea più alta della Terra si registra nella baia di Fundy, in Canada, dove raggiunge i 20 metri di altezza.


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  • lorette
    00 20/01/2005 15:34
    Perché si usa la saliva per non far appannare la maschera da sub?

    All'interno della maschera, il respiro forma del vapore. Toccando le lenti, che sono più fredde, questo si condensa in minuscole gocce d'acqua e appanna il vetro.
    Passando la lente con uno strato di saliva, prima di immergerci, creiamo una specie di pellicola liquida che rompe la tensione superficiale di quelle goccioline che causano l'appannamento. In pratica, è come se il vapore del respiro venisse assorbito dallo strato di saliva, nel quale le goccioline si perdono senza riuscire a condensarsi.

  • lorette
    00 15/02/2005 10:05
    C’è vita negli abissi più profondi



    Come è noto la “Fossa delle Marianne” è il punto più profondo del globo. In questa depressione, che si trova nell’Oceano Pacifico occidentale nei pressi dell’arcipelago delle Marianne, da cui prende il nome, si trova infatti il punto di massima profondità finora rilevato situato a circa 11.000 chilometri sotto la superficie marina.
    La fossa delle Marianne venne raggiunta più di quarant’anni fa, durante una memorabile impresa, dal batiscafo “Trieste”. Questa eccezionale macchina, un vero gioiello tecnologico per l’epoca, venne costruita nei cantieri di Trieste e rese possibile la discesa nella “fossa” di due uomini, lo scienziato-esploratore svizzero Jacques Piccare ed il tenente della “US Navy” Don Walsh. Dopo quella mirabile impresa nessun uomo è più sceso a quelle profondità.
    Recentemente un sofisticato sommergibile giapponese, senza equipaggio, il “Kaiko” ha raggiunto il fondo della fossa delle Marianne ed ha scoperto la presenza a quelle profondità di forme di vita sconosciute.
    La ricerca è stata effettuata da scienziati giapponesi guidati da Yuko Todo. Il sottomarino- robot “Kaiko” ha raggiunto un punto della fossa chiamato “Challenger – Deep” ed ha permesso la scoperta di un microrganismo in grado di sopravvivere a pressioni veramente eccezionali. Si tratta di un organismo unicellulare della famiglia dei “Foraminiferi” che sono forme di vita tra le più diffuse dopo i batteri.


  • lorette
    00 15/02/2005 10:09
    I calamari giganti in California



    I calamari della specie “Dosidicus gigas” sono tra i più grandi che si conoscano, in genere misurano dai 70 ai 150 centimetri di lunghezza, ma alcuni esemplari possono raggiungere anche i tre metri. Sono dei predatori notturni è infatti di notte che salgono in superficie per catturare le loro prede.
    E’ una specie che di solito vive nei mari dell’America del Sud, ma recentemente una grande quantità di questi misteriosi animali marini sono stati trovati sulla spiaggia di Los Angeles in California.
    Si tratta di ben 1500 esemplari della lunghezza di circa 150 centimetri e del peso di 6-7 chilogrammi. Il fenomeno, inconsueto in quella zona, viene ora studiato dagli oceanografi della California.
    Alcuni mesi fa un fatto analogo si verificò nel Cile meridionale e precisamente sulle spiagge intorno ad Acud sulla costa settentrionale dell’isola di Chiloè. Furono circa duecento gli esemplari di calamaro gigante che finirono sulle spiagge di quella zona mentre altri furono avvistati nel canale di Cacao preoccupando i pescatori locali che temevano per gli “stock di pesce” della zona.
    Allora fu possibile dare una spiegazione al fenomeno grazie alle rilevazioni effettuate dal satellite “Envisat” della “ESA” (Agenzia Spaziale Europea”), il satellite, infatti, con le sue sofisticate apparecchiature individuò un cambiamento delle condizioni di temperatura e salinità delle acque al largo del Cile questo portò i calamari a dirigersi verso terra.

  • lorette
    00 15/02/2005 10:17
    La seppia trasformista



    Le scoperte che riguardano il mondo animale non finiscono mai di stupirci. Già la capacità che hanno alcune specie di animali sia terrestri che marine di mimetizzarsi è un fatto veramente sorprendente. Ma quello che riesce a fare un tipo di seppia la “Sepia apama” supera ogni immaginazione. Questo tipo di seppia, infatti, vive nelle acque australiane e può raggiungere dimensioni notevoli addirittura un metro e mezzo di lunghezza. Durante il periodo dell’accoppiamento i maschi della seppia devono affrontare una dura competizione per riuscire ad accoppiarsi e può succedere che diversi maschi siano in lotta per uno stesso esemplare di seppia femmina.
    A vincere come al solito sono i più grandi ed ai perdenti non resta che ricorrere a qualche “trucco” per soddisfare le loro necessità sessuali. Per aggirare la stretta sorveglianza messa in atto dal maschio vincitore devono ricorrere ad un incredibile travestimento. Riescono addirittura, con una eccezionale azione di mimetismo, a farsi passare per femmine, ingannando così il maschio rivale e riuscendo così ad avvicinarsi al vero esemplare di femmina. Grazie a questo curioso espediente hanno quasi sempre successo ottenendo la fecondazione della femmina contesa.
    Gli studi effettuati sul curioso fenomeno sono stati effettuati nel Golfo di Spencer in Australia da alcuni scienziati guidati da Roger Hanlon che hanno scoperto che la velocità con cui queste seppie possono cambiare aspetto e veramente da record, anche dieci volte in 15 minuti.

  • lorette
    00 15/02/2005 10:19
    Il pesce dagli occhi caldi



    Il pesce spada (Xiphias gladius) è un pesce pelagico che può raggiungere notevoli dimensioni. Può, infatti, arrivare ad avere una lunghezza massima di 4 metri e mezzo ed un peso di ben 500 kg.
    La “spada” che caratterizza questo pesce non è altro che il prolungamento della sua mascella superiore. Questa temibile arma ha bordi taglienti ed è circa un terzo della lunghezza totale. Vive nei mari temperati-caldi e in Mediterraneo si trova soprattutto in Sicilia, Calabria, regioni nelle cui acque effettua anche la riproduzione. È un pesce particolarmente vorace e per la sua notevole agilità può raggiungere facilmente i branchi di sardine e acciughe di cui principalmente si nutre.
    Per catturare le sue prede raggiunge anche diversi metri di profondità, ma in che modo riesce ad avere una chiara visione delle prede in fondali così bassi è stato chiarito solo recentemente.
    La temperatura ha una grande influenza sulla capacità della retina di questi pesci di reagire agli stimoli luminosi, come dimostrano alcuni studi condotti all’Università di Queensland in Australia.
    Per far rimanere in buona efficienza l’apparato visivo il pesce spada riesce a mantenere gli occhi ed il cervello ad una temperatura che oscilla tra i 19 e i 28 gradi mentre l’acqua marina circostante è di circa tre gradi.
    Non si sa ancora bene il motivo per cui una temperatura alta degli occhi e del cervello in questo tipo di pesci sia determinante per mantenere una così efficace capacità visiva nei bassi fondali marini. Il motivo potrebbe ricercarsi nel fatto che a basse temperature il sistema nervoso potrebbe danneggiarsi portando dei problemi anche alla vista.

  • lorette
    00 06/03/2005 00:44

    Lento risveglio - Marzo



    Marzo è il mese che segna il passaggio dall’inverno alla primavera e porterà ad un graduale riscaldamento delle acque superficiali, riscaldamento che risulterà tanto più lento quanto sarà maggiore l’apporto di acque fluviali fredde e dolci che possono dar luogo a temporanee stratificazioni dovute alla densità.
    Dopo circa nove mesi di gestazione nascono i piccoli di palombo.
    Il palombo (Mustelus mustelus),è un piccolo squalo viviparo, partorisce cioè piccoli che hanno raggiunto uno sviluppo completo nel ventre materno.

    Temperature
    Le acque cominciano i movimenti turbolenti dovuti agli sbalzi di temperatura e densità fondamentale per la distribuzione dei nutrienti che consentirà il rifiorire della vita planctonica.

  • lorette
    00 16/03/2005 10:05

    A Dubai l’albergo subaqueo



    Il corpo umano è composto del 75% di acqua, elemento base per Il benessere del nostro organismo. La frase “sanus per aquam”, comunemente abbreviata come SPA, non è solo un fatto di moda, ma è un sinonimo del sentirsi bene. Al benessere, inteso come armonia di corpo, mente e spirito punta il progetto di Hydropolis, uno splendido rifugio lontano dallo stress della vita di tutti i giorni, il primo grande albergo superlusso subacqueo al mondo che sorgerà entro il 2006 a Dubai, con un intervento dal costo di 455 milioni di euro.
    Il fantascientifico complesso avrà una superficie di 107.700 metri quadrati, divisa in tre sezioni: una futuristica stazione d’arrivo sulla costa, la città-albergo sottomarina a 300 metri dalla costa e un tunnel trasparente che unirà le due strutture.
    Di acciaio, cemento e plexiglas, l’hotel avrà la sua base a 20 metri di profondità. Ospiterà una piattaforma panoramica, 3 ristoranti da 150 posti, terme, bar, un centro commerciale, il primo museo sottomarino del mondo e soprattutto 220 lussuosissime suite con oblò panoramici, giochi di luce, aromi, suoni.
    Sulla superficie, emergeranno invece le 2 strutture trasparenti, sotto cui si troveranno un teatro all’aperto e una spiaggia ombreggiata da nuvole artificiali. Un paradiso alla portata, però, di pochi: una notte a Hydropolis costerà 5.500 euro.

  • lorette
    00 01/04/2005 13:30
    Boe anti-tsunami



    Molti si saranno chiesti,
    vedendo le terribili immagini del maremoto
    nel sud-est asiatico,
    se eventi del genere possano accadere
    anche nel nostro Mediterraneo
    e se esistono sistemi
    efficaci di allarme che facciano
    diminuire i terrificanti effetti
    di questi paurosi fenomeni naturali.
    Purtroppo, considerati gli eventi
    che si sono verificati nei secoli passati,
    di cui si hanno chiare testimonianze,
    ed eventi più recenti, si può dire che,
    anche, nei fondali del Mediterraneo
    esistono dei “punti caldi”
    che possono provocare un maremoto.
    Le zone a rischio si trovano un po’
    in tutti i nostri mari.
    Nel corso dei secoli onde anomale
    prodotte da terremoti sottomarini
    hanno investito le coste adriatiche
    da Trieste al Gargano
    ed hanno subito gravi maremoti
    anche le coste di Calabria, Sicilia,
    Campania e di altre regioni del Tirreno.
    Particolarmente violenta fu l’onda anomala
    che interessò lo Stretto di Messina
    in seguito al terremoto del 1908
    che provocò migliaia di vittime.
    Recentemente una parete del vulcano Stromboli
    cadendo in mare ha provocato un maremoto
    che è stato avvertito anche in Sicilia.
    Violenti “tsunami” hanno interessato anche
    le coste di altri paesi mediterranei come la Grecia,
    il Portogallo, l’Algeriae la Turchia.
    Vista questa preoccupante situazione
    si sta pensando di realizzare un sistema
    di allarme per le aree del Mediterraneo
    a maggior rischio sismico.
    La proposta è stata fatta durante
    una riunione di ministri della Ricerca
    di tutti i paesi del Mediterraneo.
    L’Istituto italiano di geofisica
    e vulcanologia (INGV) “Mednet”
    ha proposto di creare un sistema
    di allarme preventivo anti-tsunami.
    Si tratta di un sistema che utilizzerebbe
    la rete di sorveglianza sismica già esistente
    nei paesi che si affacciano sul mare.
    Questa rete potrebbe, eventualmente,
    essere potenziata e collegata con delle boe
    in grado di rilevare la presenza di onde anomale
    che si generano in prossimità dell’epicentro
    di un terremoto sottomarino.
    Queste boe, se il progetto verrà realizzato,
    saranno dotate di sensori in grado
    di rilevare quelle differenze di
    pressione nel fondale marino che indicano
    lo sviluppo di onde di maremoto.
    La boa sarà, inoltre, dotata di strumenti
    di trasmissione satellitare per
    mandare ad un satellite i dati ricevuti
    dai sensori sottomarini.
    Dal satellite le informazioni verranno trasmesse
    ad un centro di ascolto sulla costa
    che dopo aver calcolato altezza e
    velocità dell’onda provvederà
    ad attivare un sistema di allarme
    con sirene per permettere l’evacuazione
    dei centri costieri a rischio “tsunami”.

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    </body>

    [Modificato da lorette 01/04/2005 13.33]

  • lorette
    00 01/04/2005 13:40
    Merluzzi in cerca di freddo



    Un ulteriore conferma dell’innalzamento
    della temperatura del mare,
    dovuta ai mutamenti climatici,
    viene dalla conferenza sul Mare del Nord
    tenuta ha Rinkobing in Danimarca
    dall’ “International Council for the Exploration
    of the See (ICES).
    Uno dei temi di cui si è discusso è proprio
    il preoccupante innalzamento della temperatura
    del Mare del Nord che si è andato verificando
    a partire dal 1960. Si parla di un aumento
    di 1,5 gradi avvenuto negli ultimi venti anni
    che ha fatto sì che queste acque
    abbiano registrato una temperatura uguale
    a quella di zone di mare poste a centinaia
    di chilometri più a sud.
    E il riscaldamento continua tuttora
    tanto che nel gennaio scorso è stata rilevata,
    nelle acque della Danimarca,
    una temperatura di tre gradi superiore
    rispetto alla media degli ultimi trent’anni.
    La conseguenza più preoccupante di tutto questo
    è la migrazione verso nord dei merluzzi che da
    sempre sono abituati a vivere in acque fredde.
    Il rischio e che questa specie di pesce,
    così importante per l’economia danese,
    scompaia del tutto dalle acque
    di questa nazione del Nord Europa.
    Come sappiamo il merluzzo,
    le cui carni sono molto apprezzate,
    da noi viene chiamato, a seconda del metodo
    di conservazione, “baccalà” o “stoccafisso”
    e proviene appunto dalle acque del Mare del Nord.
    E ‘ giustificato, quindi, l’allarme lanciato
    dalle flotte peschereccie danesi
    che vivono della pesca di questo pregiato pesce .
    Una altra curiosa conseguenza dovuta
    all’aumento della temperatura dell’acqua marina
    riguarda la presenza nei mari nordici
    di specie di pesci che fino a poco tempo fa
    vivevano nelle più calde acque del sud,
    tipo la triglia decisamente inconsueta in questi mari.

  • lorette
    00 01/04/2005 13:52
    Bruscolini minacciosi



    Tutti conoscono la cattiva
    reputazione del pesce pirana.
    Si sentono spesso terribili racconti
    che descrivono la particolare
    aggressività di questo piccolo pesce
    che per fortuna non vive nelle nostre acque.
    Una specie di questo famelico animaletto marino
    è però arrivata in Europa
    e precisamente in Inghilterra.
    Si tratta di un piccolo pesce
    con un curioso nome.
    Viene, infatti, chiamato
    “pesce bruscolino” (Lepomis gibbosus).
    Questo piccolo ma alquanto aggressivo pesce
    è stato portato dal Nord America circa
    cento anni fa come specie ornamentale.
    E’ talmente aggressivo che
    se rimane in cattività con pesci
    della stessa specie può
    diventare addirittura cannibale.
    In Gran Bretagna è riuscito a
    moltiplicarsi fino a diventare
    un serio problema per la fauna ittica locale.
    Il fatto più preoccupante
    è che il “pesce bruscolino”
    si nutre di uova e avannotti di trota
    ed altri pesci locali mettendone
    a rischio la sopravvivenza.
    Scienziati che si occupano
    di problemi ambientali
    stanno ora studiando la situazione
    per valutare gli effetti che
    la voracità del piccolo pesce potrà
    avere sulle specie ittiche autoctone.
    Sono stati posti dei sensori su
    di alcuni individui per seguirne i movimenti
    e le abitudini alimentari
    e si è visto che effettivamente questi pirana
    compiono una vera e propria
    strage di tranquilli pesci locali.
    E’ in particolar modo preoccupante,
    il numero di presenze del pesce “bruscolino”
    nei fiumi e lungo le coste britanniche.
    Si tratta di migliaia di individui
    che stanno prendendo il posto delle specie locali
    con grave danno per tutto l’ecosistema.

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    </body>

    [Modificato da lorette 01/04/2005 13.54]

  • lorette
    00 01/04/2005 18:12
    I punti caldi dell’oceano



    Come si sa la parte più superficiale
    del globo terrestre è detta litosfera.
    Essa è composta dalla crosta
    e dalla parte superiore,
    solida, del mantello.
    La litosfera è divisa in grandi parti
    chiamate placche o zolle.
    I movimenti di queste placche
    sono stati ricostruiti grazie alla
    famosa teoria della “tettonica a zolle”.
    La tettonica cerca di spiegare
    tutti i movimenti della crosta terrestre
    cioè quei movimenti che sono responsabili
    della formazione delle catene montuose,
    della scomparsa o espansione degli oceani,
    della deriva dei continenti,
    dell’attività vulcanica e dei fenomeni sismici.
    Nei fondali marini ad esempio se due placche
    si allontanano una dall’altra
    si ha la formazione di una dorsale oceanica.
    Queste dorsali sono formate
    da lunghe catene di vulcani sottomarini attivi.
    I vulcani possono innalzarsi
    anche per centinaia di metri
    al disopra del fondo marino ed avere
    una estensione di migliaia di chilometri.
    Le continue fuoriuscite di magma
    da questi vulcani sono provocate
    dai cosiddetti “hot spot”
    in italiano tradotti come “punti caldi”
    o “pennacchi caldi”
    che si trovano sotto le placche.
    Si è sempre ritenuto che questi
    “punti caldi” fossero immobili o
    comunque avessero un moto relativo
    dovuto piuttosto al movimento della placca.
    Ora uno studio effettuato da ricercatori
    dello “Scripps Istitution of Oceanography”
    dell’Università della California di San Diego
    pare mettere in dubbio questa certezza.
    Secondo gli studiosi, infatti, gli “hot spot”
    sarebbero in grado di cambiare posizione
    con processi non legati al moto delle placche.
    Gli scienziati californiani, quindi,
    con questa nuova ipotesi hanno ravvivato
    il dibattito sulle dinamiche
    che riguardano l’interno del globo terrestre
    e sulla teoria della “Tettonica delle Placche”.

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    </body>

    [Modificato da lorette 01/04/2005 18.13]

  • lorette
    00 01/04/2005 18:39
    La danza dello zerro



    Nel mese di Aprile avviene la riproduzione
    della mennola (Spicara smaris)
    e dello zerro (Spicara flexuosa).
    I maschi scavano nidi nel fondale sabbioso
    delimitando il territorio ed eseguono
    il rituale nuziale attirando
    le femmine che nuotano al di sopra
    della zona scelta per l’accoppiamento,
    con una danza.
    I maschi cambiano colore e
    si evidenziano sul corpo
    delle strisce azzurro intenso.
    Le uova rimangono nel nido
    per tutto il periodo di incubazione (5-6 giorni)
    e vengono curate dal maschio,
    le larve si trovano nel plancton
    tra maggio ed agosto.

    Temperature
    in questo mese cominciano a riscaldarsi
    lentamente le acque nel Mediterraneo,
    dal 21 Marzo siamo entrati
    nella stagione primaverile,
    da una temperatura di 13-14 C°
    si passerà ad una superficiale
    più alta attorno ai 16-17 C°.
    le acque mantengono un moto turbolento
    dovuto alle frequenti mutazioni
    del tempo tipiche della stagione
    primaverile che impedisce in parte
    il riscaldamento dei mari.

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    </body>

    [Modificato da lorette 01/04/2005 18.42]

  • lorette
    00 05/04/2005 00:25

    Due specie di polpi“camminano”per non farsi riconoscere.



    Polpo delle noci di cocco

    Due piccole specie di polpi tropicali (Octopus marginatus e O. aculeatus) hanno dimostrato di poter “camminare” su due tentacoli, nascondendo i restanti 6 per non farsi riconoscere.
    “E’ il primo tipo di locomozione di questo tipo rilevata sott’acqua” – afferma Christine Huffard, dell’Università di Berkeley, California.
    Il team di Huffard ha filmato O. marginatus, nelle acque del Nord Sulawesi in Indonesia, camminare su due tentacoli tenendo gli altri raccolti. “Sembra un cocco che cammina” – afferma l’autrice, che ha pubblicato i risultati di questa ricerca sulla rivista Science “e nella zona è pieno di cocchi”.
    La specie affine Octopus aculeatus è stata osservata durante lo stesso tipo di comportamento, questa volta in acquario, tentando di assomigliare ad un ciuffo di alghe.

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    [Modificato da lorette 05/04/2005 0.26]

  • lorette
    00 05/04/2005 00:42


    Medusa urticante avvistata nel Golfo di Trieste



    Esemplari di "Pelagia noctiluca", la medusa più urticante del Mediterraneo, dallo scorso ottobre hanno fatto la loro comparsa in notevoli concentrazioni anche nel Golfo di Trieste, e potrebbero costituire un rischio per la balneazione in estate. Ne ha dato notizia oggi Paola Del Negro, ricercatrice del Laboratorio di biologia marina di Trieste. La "Pelagia noctiluca" è di colore rosa e violetto e la sua "ombrella", cioé la cupola superiore, può raggiungere i 20 centimetri di diametro. "La presenza di questa medusa - ha detto Del Negro - era stata riscontrata la scorsa estate lungo le coste istriane di Slovenia e Croazia, ma le correnti marine di allora non le avevano permesso di entrare in quantità rilevanti nelle acque triestine. Il suo arrivo - ha aggiunto - è stato reso possibile dal cambio di stagione, in concomitanza con le perturbazioni di fine estate". "Al momento - ha aggiunto l'esperta - non possiamo prevedere se queste meduse troveranno le condizioni idrologiche per rimanere fino al prossimo periodo estivo. Ma se ciò si verificasse, ci potremmo trovare davanti a un rischio effettivo per la balneazione". In questi giorni sono chiaramente visibili lungo la costa triestina molti esemplari di "Rhizostoma pulmo", volgarmente chiamata "botta marina", una medusa non urticante. Paola Del Negro ha assicurato che "si tratta di un fenomeno ciclico per il Golfo di Trieste, particolarmente ricco di meduse, che si trovano obbligate a risalire in superficie e in particolare sottocosta, dove trovano le condizioni migliori per la propria sopravvivenza, a livello di temperatura e presenza di cibo".

  • lorette
    00 05/04/2005 00:49


    Il pesce arciere impara a “sparare” con l’esperienza



    Il pesce arciere (Toxotes jaculatrix) è famoso per la sua tecnica di caccia: esso può “sparare” un getto d’acqua sulla sua preda (generalmente insetti) per farla cadere in acqua. Questa capacità ha sempre creato dei problemi agli scienziati che si chiedevano come potesse risolvere il problema della rifrazione della luce, che può distorcere la posizione e la taglia della preda.
    La nuova teoria è che il pesce impari a “prendere la mira” in seguito a ripetute prove ed errori.
    Uno studio compiuto da ricercatori dell’Università di Friburgo, in Germania, ha mostrato come pesci “inesperti”, spesso sparano a prede troppo grandi per essere inghiottite. In seguito, essi sembrano imparare a risolvere il problema della prospettiva distorta, sparando solo a prede di dimensioni ottimali.
    La scoperta è stata fatta in laboratorio, usando delle mosche come “esche”.

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