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Segnalazioni : Tutte Le News Varie " Settembre 2006 "

  • Messaggi
  • lorette
    00 06/09/2005 08:27
    Cento Sms al giorno, da casa
    I superaffezionati dei messaggini possono ora inviarne
    un numero spropositato anche dal telefono fisso, pagando solo 2 euro al mese.
    Ma attenzione ai destinatari...


    News 05-09-2005




    Dal 1 Ottobre parte la nuova offerta Telecom Italia per gli Sms da telefono fisso: pagando un canone mensile di 2 euro si ha diritto ad inviare fino a 100 Sms al mese da telefono fisso Telecom Italia verso i telefoni mobili.

    Ma attenzione: si potranno inviare Sms solo verso cellulari Tim, non verso quelli di altri gestori mobili.

    Gli Sms inviati oltre i 100 saranno tariffati normalmente (esistono divere tariffe da fisso). Il costo dell'invio di un Sms da mobile a mobile è di 15 centesimi l'uno.

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    [Modificato da lorette 06/09/2005 8.35]

  • lorette
    00 06/09/2005 08:31
    Telecom Italia sospende Alice Mia
    Congelata l'offerta Voip: troppi problemi con il cordless Aladino.

    News 05-09-2005



    La testimonial di Telecom Italia sembra voler dire: "Diamoci un taglio!"


    Non è ancora una decisione ufficiale ma, di fatto, Telecom Italia ha sospeso al 187 e presso la sua rete di vendita diretta e indiretta la commercializzazione dell'offerta Adsl "Alice Mia", in pratica il Voip di Telecom Italia.

    Alice Mia consente infatti all'abbonato Adsl di disporre di linee telefoniche aggiuntive che si potevano utilizzare (con l'opzione aggiuntiva Alice Voce dal costo di 15 euro mensili) per effettuare telefonate urbane e interurbane senza limitazioni di tempo e distanza a patto di utilizzare per le chiamate il cordless Aladino.

    Sembra che proprio Aladino si sia rivelato, dal punto di vista tecnico, il punto debole dell'offerta, spesso perché i telefoni portatili non funzionavano del tutto - o funzionavano bene solo per le telefonate normali e non quelle Voip.

    Questi problemi hanno generato moltissimi chiamate ai servizi di assistenza tecnica senza avere soluzione, reclami annosi e richieste di disdetta dell'abbonamento Adsl o della linea telefonica tout court. Anche la trasmissione "Mi manda RaiTre" si era occupata del caso.

    Da qui la scelta di sospendere informalmente l'offerta, anche se rimane in catalogo, in attesa di risolvere i problemi tecnici che si sono registrati

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    [Modificato da lorette 06/09/2005 8.37]

  • lorette
    00 10/09/2005 16:17
    Regolamentare i telefonini bloccati
    Un'associazione dei consumatori chiede all'Authority
    di regolamentare il blocco dei telefonini, come quello praticato da 3.

    News - 09-09-2005


    La possibilità che gli utenti di 3, che hanno sbloccato il telefonino per poterlo utilizzare con altre Sim card di altri gestori (i telefonini bloccati non si potrebbero usare nemmeno con Sim card diverse sempre di 3), possano essere perseguiti penalmente per reati come l'accesso abusivo a sistemi informatici e la violazione di copyright, ha provocato la dura reazione delle associazioni dei consumatori.
    L'Adiconsum ha inviato una nota all'Authority per le Comunicazioni chiedendo di regolamentare il cosidetto "Sim Lock", cioè il blocco dei cellulari: è quello praticato da 3, che vende telefonini sotto costo ma lega per un certo numero di anni il cliente a sé, cosa diversa dal dare un telefonino in comodato d'uso che rimane di proprietà del gestore e non deve essere modificato
    senza il permesso dello stesso.
    L'Adiconsum ricorda che in nessun Paese dove esiste la pratica del Sim Lock gli utenti che lo violano sono perseguiti civilmente e penalmente; l'associazione aggiunge che in Gran Bretagna, dove tale pratica è molto diffusa, si può chiedere lo sblocco gratuito dopo 4-5 mesi (o anticipatamente), previo versamento di 30 euro al gestore: più o meno come costa uno sblocco abusivo.
    Sempre questa associazione sostiene che il Sim Lock costituisce un grave freno alla number portability e che la stessa normativa sulla number portability proibisce le prassi commerciali volte a scoraggiarla. Il mercato della telefonia mobile è in perenne cambiamento: vengono proposte in continuazione nuove tariffe e servizi e non è giusto privare il cliente, in cambio del vantaggio dell'acquisto a prezzo contenuto del termibale, di poter scegliere tra le varie proposte e aderire a quelle che gli sembrano più convenienti.
    Per questo si chiede la possibilità per il cliente di chiedere lo sblocco gratuito dopo un certo periodo di tempo dall'acquisto, che non può essere superiore ai 4-5 mesi dell'estero, in caso di cambiamenti delle tariffe e delle condizioni che si erano sottoscritte all'atto dell'acquisto la possibilità dello sblocco anche prima di questo periodo e modalità di sblocco facilmente accessibili (negozi dell'operatore, sito internet), la possibilità di sbloccare il telefonino anche prima di questo periodo previo pagamento di un rimborso per il gestore.
    Ora la palla passa all'Authority: vedremo se riuscirà a "sbloccare" la situazione a favore degli utenti consumatori

  • lorette
    00 10/09/2005 16:21
    Ci vorrebbe la portability dell'Adsl

    L'Authority dovrebbe obbligare i gestori a consentire ai propri abbonati di cambiare abbonamento senza particolari complicazioni.

    News 09-09-2005



    Sempre più spesso ci sono casi di abbonati al telefono che chiedono a Telecom Italia o a un gestore alternativo l'attivazione di un abbonamento Adsl e, così, scoprono che sulla propria linea è presente una connessione senza che ne fossero a conoscenza, senza mai averla richiesta, né utilizzata e nemmeno pagata.
    Ci sono abbonati che chiedono l'attivazione di Alice e Telecom Italia comunica loro che non si può, perché su quella linea c'è già un'Adsl Tiscali o viceversa. Spesso l'abbonato, dopo aver cessato l'Adsl Telecom Italia, non riesce a farsene attivare un'altra da un concorrente perché, secondo questo provider, risulta già una connessione Adsl, e questo mentre magari l'abbonato l'ha già cessata e non la paga più da parecchi mesi. Senza contare il tempo e le spese che l'abbonato deve sprecare per cercare di cessare un abbonamento in essere, cercando sempre di rispettare le date entro cui si può disdettare.

    Sarebbe ora che l'Authority introducesse una "portability Adsl" analoga a quella che già si pratica per la number portability dei numeri di cellulare o di telefono fisso. In questo modo sarebbe molto più semplice cambiare Internet Provider: basterebbe chiedere il passaggio al gestore prescelto e poi, con tempi e modalità certe e trasparenti, sarebbe il nuovo gestore a curare l'acquisizione dell'abbonato, senza questo si preoccupi di inviare richieste di cessazione e di seguirne l'iter a volte faticoso e travagliato.
    Si tratterebbe di un elemento che favorirebbe di molto la libera scelta degli utenti e la libera concorrenza nel settore.

  • lorette
    00 10/09/2005 16:35
    Il MacTorola per l'Italia non è una novità

    Il nuovo cellulare Apple-Motorola ROKR che permette di sincronizzare le canzoni con il Pc non è una novità interessante per il mercato italiano.

    News 09-09-2005




    C'era una grande attesa anche in Italia per il lancio del cosidetto MacTorola o Iphone, il cui vero nome, oggi lo sappiamo, è ROKR, cioè un telefonino prodotto dalla Motorola con incorporato il sofware del grande successo di casa Apple: l'Ipod.

    Questo ibrido metà Ipod, metà telefonino, in realtà non permetterà di accedere, come molti pensavano e speravano, all'Istore della musica digitale, magari pagando gli acquisti con l'abbonamento o la carta ricaricabile del telefonino, ma permette solo di scaricare, fino a 100 brani, dal Pc.

    Negli Usa verrà venduto a 249 dollari e commercializzato dal gestore mobile Cingular. Credo che per gli utenti italiani il MacTorola sia una delusione e la prova del gap ancora notevole tra mercato Usa e mercato europeo della telefonia mobile.

    Gli Usa battono ancora l'Europa in fatto di diffusione dei Pc e di percentuale di "gente connessa" e diffusione di massa del Web ma nessuno, nemmeno gli Usa, battono l'Europa e l'Italia in fatto di diffusione di massa del telefonino, anche nelle sue evoluzioni più avanzate.

    Solo in Italia ci sono già quasi cinque milioni di abbonati Umts, tra 3 e gli altri gestori, con forse una decina di milioni di telefonini dotati di fotocamera integrata. Un mercato, quello italiano, dove sempre di più sono i telefonini con radio Fm incorporata e/o lettore Mp3 e dove soprattutto, già oggi, l'utente attraverso i cataloghi forniti da Buongiorno Vitaminic e altri provider può accedere a cataloghi con più di centomila brani musicali, comodamente pagabili con il credito del telefonino,con frequenti offerte promozionali: pensiamo a 3, al Timstore di Tim, a Vodafone Live che è stata pioniera in questo campo.

    A questo dobbiamo aggiungere l'offerta di video musicali fruibili sul cellulare e soprattutto la fiorentissima industria delle suonerie e il fatto che già oggi ci siano brani, magari parti di un Cd, offerti n anteprima proprio sul cellulare.

    L'iPod è stato apprezzato dagli italiani e anche da noi è diventato un oggetto di culto generazionale, difficilmente, per i suoi limiti, il telefonino Apple è destinato ad esserlo nel "paese dei telefonini".

  • lorette
    00 12/09/2005 19:42
    Risarcimenti per Katrina
    solo se hai Internet Explorer
    Beffe informatiche per le vittime dell'uragano
    e per chi le dovrebbe aiutare.

    News 12-09-2005




    Se non usi software Microsoft, gli aiuti federali dovrai sudarteli.


    Secondo Ars Technica, i superstiti dell'uragano Katrina che non usano Internet Explorer 6 non possono accedere al modulo online per la richiesta di risarcimento al governo U.S.A..

    Questo perché la criticatissima agenzia di protezione civile governativa, la Federal Emergency Management Agency (FEMA) ha creato un portale web che lavora soltanto con il browser di zio Bill.

    Nello scenario di disperazione in Louisiana e Mississipi, non tutti hanno avuto abbastanza fortuna da essere rimasti vivi. Meno ancora, in questo momento, sono in grado di accendere il proprio PC (magari con sopra Linux o Mac OS), e di accedere al sito governativo per ottenere gli aiuti economici.

    Provate a pensare alla frustrazione, se il server rifiuta loro l'accesso perché non si usa il browser del monopolista. A rincarare la dose di rabbia, c'è il fatto che se si cambia l'identificazione del software nelle proprietà del browser (ma non tutti conoscono questa funzione), l'accesso è concesso.

    Questo significa che l'esclusione è stata determinata dall'imperizia o dalla cattiva volontà del programmatore, e non da motivi tecnici particolari, su cui in questa situazione si potrebbe comunque passar sopra, con impostazioni essenziali e spartane.

    Ennesima brutta figura della FEMA, già in cattive acque per le accuse di intempestività con cui ha fatto partire gli aiuti.

    Polemiche pretestuose contro Microsoft? Strumentalizzazione di una svista dei programmatori, in funzione antigovernativa? Incaponimento dei puristi del free software contro uno standard di fatto?

    Sembrerebbe proprio di no. Numerose organizzazioni di volontari lamentano di essere legate a software Microsoft per problemi di compatibilità coi servizi online della FEMA, rigorosamente aderenti alla politica commerciale di Microsoft. Questo significa, per loro, dover spendere in licenze assurde una parte dei fondi a loro disposizione, per poter dare una mano alle migliaia di vittime.

    Gli stessi operatori, sempre secondo Ars Technica, non amano molto Windows XP, sistema vorace di ore lavoro, tra manutenzione, configurazione e patch di sicurezza, e preferirebbero piattaforme alternative.

    Non si tratta solo di soldi e sicurezza: i requisiti hardware del software made in Redmond non permettono di utilizzare al meglio i macinini in dotazione a questi volontari, spesso macchine usate, donate da associazioni benefiche.

  • lorette
    00 14/09/2005 18:57
    L'utente sa che non deve sbloccare il cellulare

    Le precisazioni di 3: i clienti sono consapevoli che con l'acquisto di un telefonino a un prezzo fortemente scontato si impegnano a rimanere cliente dell'operatore per un certo periodo. Lo sblocco abusivo è un illecito.

    News - 13-09-2005


    In riferimento all'articolo Criminalizzazione di massa degli utenti di 3, 3 Italia desidera aggiungere alcune precisazioni, che volentieri pubblichiamo:

    3 Italia ha deciso di entrare nel mercato italiano investendo sull'acquisto dei terminali UMTS da parte dei propri clienti, con l'obiettivo di ridurre le barriere all'ingresso.
    In altre parole, ottengo un videofonino ad un prezzo fortemente scontato (lo pago circa 1/3 del valore di mercato) in cambio del mio impegno a rimanere cliente dell'operatore per un certo periodo di tempo. Di tutto questo, i clienti sono consapevoli:
    - dalla pubblicità;
    - dal contratto che viene adeguatamente illustrato prima della sottoscrizione;
    - perché per aprire la confezione del videofonino devono rompere un sigillo che riporta correttamente queste informazioni.

    Si tratta di una formula che non ha mancato di riscuotere un certo successo tra gli Italiani (4,5 milioni di clienti in meno di 30 mesi dal lancio), posto che per anni sono stati gli unici europei a pagare i cellulari a prezzo pieno, e che ha consentito di proporre l'UMTS al mercato italiano molto prima che nel resto d'Europa.

    Lo sblocco abusivo del cellulare - ma non lo dice 3 Italia, lo dicono le procure di mezza Italia - è un illecito penalmente rilevante al quale si applicano gli articoli 615 ter c.p. (accesso abusivo a sistema informatico o telematico, che prevede una pena fino a 3 anni di reclusione - 5, in caso di aggravanti), 615 quater c.p. (detenzione e diffusione abusiva di codici di accesso a sistemi informatici o telematici: reclusione fino ad 1 anno) e 640 ter c.p. (frode informatica: reclusione da 6 mesi a 3 anni).

    Solo incidentalmente faccio notare che lo sblocco del telefono utilizza tecniche in tutto e per tutto simili a quelle utilizzate per modificare in modo ilegale l'IMEI, il codice che identifica in modo univoco un cellulare al di là della linea telefonica.

    Questo vanifica il sistema messo a punto in Europa come deterrente contro i furti dei telefonini e basato su black list in cui proprio il codice IMEI permette di individuare un telefonino rubato, impedendone l'attivazione in rete grazie all'accordo fra gli operatori. Nello stesso modo, si rende impossibile l'intercettazione delle linee assegnate al telefono di persone oggetto di indagini giudiziarie, favorendo così la potenziale commissione di ulteriori,diversi, reati.

    Che 3 Italia sia stata costretta a intervenire perché la società sia oggi "con l'acqua alla gola" o perché debba affrontare "un forte indebitamento" sono considerazioni piuttosto azzardate, tutt'al più giudizi personali che non discuto.


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    [Modificato da lorette 15/09/2005 10.52]

  • lorette
    00 16/09/2005 18:13
    Arriva la flat voce di Telecom Italia
    Dal 17 Settembre arriva la nuova tariffa flat Teleconomy Per Tutti, per contrastare il Voip.

    News 15-09-2005


    La concorrenza spietata del Voip alla telefonia tradizionale sta producendo dei benefici anche per gli utenti di quest'ultima. Lo dimostra la nuova tariffa flat di Telecom Italia, Teleconomy per Tutti che comincerà ad essere commercializzata dal 17 Settembre.

    A fronte di un abbonamento mensile di 15 euro IVA inclusa (aggiuntivo rispetto all'abbonamento mensile comunque dovuto per il servizio telefonico di base), offrirà telefonate locali e interurbane gratuite illimitate verso tutti i telefoni fissi di Telecom Italia.

    Praticamente è meno della metà della vecchia tariffa Teleconomy No Stop, nata alcunni anni fa, che offriva telefonate locali e nazionali senza limitazioni di tempo e distanza per 36 euro al mese. L'opzione "Alice Voce", che permette telefonate no stop locali e nazionali via Adsl, costa anch'essa 15 euro al mese, ma è riservata solo ai titolari di abbonamento Alice Mia ed è utizzabile solo telefonando con un cordless apposito, mentre la nuova offerta è per tutti gli abbonati residenziali Telecom Italia.

  • lorette
    00 16/09/2005 18:19
    Le mani su Internet2
    La rete del futuro è già stata ipotecata dai potenti di oggi. L'uomo interconnesso sarà meno libero?

    News - 15-09-2005



    Mani sulla rete. Ma non sono le nostre!

    Le major cinematografiche e musicali aderiscono al consorzio Internet2, in qualità di corporate member. Il loro scopo, studiare nuove tecnologie di gestione di diritti digitali, per proteggere i propri contenuti.

    È questo il succo della dichiarazione di MPAA (Motion Picture Association of America, in italiano "Organizzazione americana dei produttori cinematografici") e RIAA (Recording Industry Association of America, Associazione americana dei produttori discografici), lo scorso venerdì.

    Internet2 è un consorzio senza scopo di lucro formato da 207 università U.S.A. e da alcuni partner del mondo industriale, tra cui Comcast, Intel, Sun, e Cisco. Lo scopo è sviluppare tecnologie per la trasmissione di dati ad alta velocità.

    Attualmente, questo tipo di rete è usata sperimentalmente in alcune scuole U.S.A. per i collegamenti interni. Il suo uso commerciale è previsto tra non meno di tre anni, ma saranno probabilmente di più. In soldoni, da questo consorzio usciranno gli standard futuri della rete, la seconda generazione dell'Internet.

    Con questo annuncio, i padroni dell'industria dell'intrattenimento calano sul tavolo la briscola da undici. Il protocollo di trasmissione via rete ultra veloce, quello creato per la trasmissione di files multimediali in pochi secondi, avrà incorporato un sistema di DRM.

    Le dichiarazioni ufficiali sono poche e vaghe: "MPAA vede questo ingresso in Internet2 come un'opportunità importante per stabilire come far incontrare i futuri media di fruizione di contenuti, con la necessità della protezione." ha detto Dan Glickman, presidente dei cinematografici.

    Ma la presenza di MPAA e RIAA non ha solo l'ovvio scopo di "orientare" le decisioni tecniche di Internet2, ma anche quello di capire in anticipo attorno a quali modelli di business si svilupperà la connessione del futuro, per essere in prima linea a goderne i frutti. Chi spera nella rete come svolta economica democratica inizi a tremare.

  • lorette
    00 19/09/2005 08:25
    La rivolta contro Palladium ha un nome
    Debutta alla grande l'iniziativa italiana contro il TCG. Melisti, pinguini e windowsiani insieme per la libertà informatica.

    News - 17-09-2005



    Non siamo soli. Ma se ci uniamo, è meglio.


    Si chiamerà no1984 il sito web di coordinamento di tutte le persone che si oppongono allo strisciante neo-Palladium (oggi si chiama NGSCB). L'esito del sondaggio tra gli attivisti della lista no-tcpa è sempre stato in bilico, ma alla fine ha prevalso il nome che fa riferimento al mondo fosco previsto da George Orwell.

    La lista è nata per costituire un potente medium di informazione spontanea sulla silenziosa marcia di NGSCB-Palladium, un progetto multinazionale che mira a includere tecnologie di gestione dei diritti digitali sulle opere multimediali, all'interno dei processori, permettendo un controllo dall'esterno dei certificati (e di chissà cos'altro) in possesso dell'utilizzatore.

    La questione, come già scritto più volte sulle pagine di Zeus News, è cruciale per il futuro dell'ICT, e non solo. I ragazzi di no1984 si sono organizzati, e in pochi giorni hanno aperto una mailing list, un canale IRC e un wiki. La svolta che garantirà la popolarità sarà dunque l'apertura del sito, sulla scorta dell'esempio internazionale, tra gli altri, di AgainstTCPA.

    La partecipazione alla lista è stata fin dall'inizio impressionante, segno che, almeno tra gli addetti ai lavori, il problema è molto sentito. "Un numero così grande di iscritti significa, probabilmente, che le persone cominciano a sentire parlare di trusted computing e vogliono sapere di che si tratta", dice Marco Nenciarini, uno degli organizzatori.

    Ma non si tratta solo di smanettoni e integralisti del software libero. Anzi, il mondo degli utilizzatori Windows è quello più bersagliato dalle menomazioni del consorzio liberticida. "Molti iscritti alla lista di discussione usano Windows," continua Marco Nenciarini, "non si tratta di una questione tecnica, ma di libertà di espressione".

    Obiettivi del movimento? Soprattutto informare. Spargere il seme della conoscenza nei confronti di un sistema che si autoproclama difensore della sicurezza, ma che in realtà mira a moltiplicare dividendi da caimano sulla proprietà intellettuale, a danno dei diritti più elementari dell'utente comune. "Un sito web dove anche chi non è un professionista o uno smanettone possa capire di che si tratta e perchè è pericoloso per la sua libertà", dice ancora Nenciarini.

    Ma non ci si ferma al sito: "Dobbiamo contattare gruppi informatici e non, localizzati in tutta italia e fornire loro materiale informativo da distribuire localmente". Come dire, il mezzo Internet non basta, attrezziamoci a comunicare con tutto quello che abbiamo a disposizione.

    I ragazzi di no1984 hanno tutte le carte in regola per diventare uno dei movimenti più importanti del Net-attivismo italiano. Non hanno alle spalle un partito politico o associazione influente (ma questo potrebbe essere un vantaggio!), niente mezzi economici, nessuna notorietà al di fuori del web, ma l'argomento affrontato e il "traffico assurdo" dei primi giorni della lista promettono un grande successo.

    Siamo in tanti ad augurarci che una mobilitazione spontanea, attiva, corale come questa, possa cambiare le forze in gioco, e convincere i potenti gruppi che sostengono Palladium che la loro può diventare una guerra persa.

  • lorette
    00 28/09/2005 15:57
    Tanti pretendenti per il 12

    Telecom Italia, che voleva puntare sull'892.412
    come erede del servizio 12, sta invece lanciando
    il numero 1254. Perché?

    News - 27-09-2005



    I "Dodici Apostoli"
    (Great Ocean Road, Australia

    Telecom Italia parte con una campagna pubblicitaria, in cui si fa un uso massiccio di sederini di bambini (non politically correct) e di ragazze per pubblicizzare il suo nuovo 1254: dal 1 Ottobre non esisterà più la possibilità per gli utenti italiani di chiamare il 12.

    Per Telecom Italia si tratta di una scelta diversa da quella su cui aveva puntato fino a poche settimane fa, cioè il lancio dell'892.412 come servizio erede di 12 e 412 (il 412 verrà cessato a Dicembre), pubblicizzato a iosa dai dischi di attesa su tutti i servizi e dagli stessi operatori Telecom Italia.

    Che differenza c'è tra 1254 e 892.412? Dal punto di vista pratico, per l'utente, nessuna: 1254 e 892.412 hanno la stessa identica tariffa, che poi è quasi uguale a quella di 892.424 di Pagine Gialle e a quella del nuovo servizio 892.892, visto e considerato che la concorrenza verterà più sulla qualità del servizio e sulla pubblicità accattivante che sulle differenze apprezzabili di costi, peraltro aumentati.

    Allora, perché puntare sul 1254 (che sarà 1245 dai telefonini Tim, anche se risponderà lo stesso personale Telecom Italia)?

    Telecom Italia si è accorta che, dopo un'intera estate in cui quelli della società Il Numero hanno spadroneggiato sui giornali, sugli schermi televisivi e cinematografici, sui muri e perfino sulle cabine telefoniche della stessa Telecom Italia (che hanno ospitato la pubblicità della concorrenza) con i loro brutti ma indimenticabili gemellini, per gli italiani i nuovi servizi per conoscere un numero telefonico erano solo 892.892 (che molti ritengono addirittura essere della stessa Telecom Italia) e quello di Pagine Gialle, 892.424, pubblicizzato da Claudio Bisio.

    Bisognava perciò ripiegare, e in fretta, sul 1254, che invece Telecom aveva trascurato, puntando sul fatto che almeno le prime due cifre del numero, 12, sono da sempre quelle più familiari per gli italiani. Ma soprattutto, c'è meno diffidenza verso i numeri che iniziano con 12, rispetto a quelli che iniziano con 89, di cui molti hanno paura, dopo le stangate di questi anni con gli 899 di famigerata esperienza.

    Il problema è che sia con 12 che con 89 il prezzo non cambia e quindi rimane solo e sempre una questione di nome, anzi di numero...

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    [Modificato da lorette 28/09/2005 16.46]

  • lorette
    00 28/09/2005 16:43
    Ripristinare velocemente un Pc con Windows 95 o 98

    Un sistema per ripristinare rapidamente il vostro vecchio Windows senza dover ricorrere a software dedicati.

    News del 25 -09.05


    Sistemi operativi Windows 95 e 98, per quanto siano considerati obsoleti da mamma Microsoft, sono in realtà ancora efficienti per chi fa un uso normale del computer, del tipo suite per ufficio / Internet / posta elettronica.

    La pecca principale che presentano è la facilità con cui vanno fuori uso, sia da soli sia in seguito a incaute installazioni/disinstallazioni di applicazioni che, a lungo andare, rallentano il sistema o lo rendono instabile. Tale pecca però è facilmente bypassabile con un'operazione che ci permetterà di ripristinare un Windows efficiente in men che non si dica. L'operazione non è semplicissima, ma un utente smaliziato di Windows non dovrebbe incontrare grosse difficoltà.

    Prepariamo quindi il nostro Windows 95 o 98 installando tutti i driver più aggiornati e quei programmi dei quali non possiamo fare a meno, siano essi Microsoft Office, Openoffice, Opera, Thunderbird, eccetera. E' consigliabile fare subito anche tutte le impostazioni/personalizzazioni che spesso richiedono parecchia fatica, così eviteremo di doverle rifare una volta ripristinato il sistema. Per semplificare le cose converrebbe non installare in questa prima fase l'antivirus, ma se siamo fortunati non dovrebbe darci problemi.

    Tre programmi sicuramente molto utili da installare sono uno startup manager come Codestuff starter, uno scompattatore come Ultimate Zip e infine Treesize, utile per determinare se la nostra copia del sistema è davvero completa.

    A questo punto tramite il nostro startup manager preferito disabilitiamo tutti i programmi che si avviano automaticamente; quindi riavviamo il sistema in modalità provvisoria, apriamo le risorse del computer e ci preoccupiamo che siano visualizzati tutti i file nascosti e di sistema (menu Visualizza/Avanzate) nonché le estensioni dei file. Creiamo ora una cartella in C: con un nome a piacere (ad esempio Standard) e copiamoci dentro tutto il contenuto di C: esclusi il Cestino, la cartella Windows e la cartella Documenti.

    Ora apriamo la cartella Standard, creiamo una nuova cartella che chiameremo Winz, apriamola e creiamo un file di testo col pulsante destro, che rinomineremo come win386.swp. A questo punto copiamo dentro la cartella Winz tutto il contenuto della cartella Windows, ad esclusione del file win386.swp. Ora possiamo anche riattivare i programmi che avevamo disabilitato con lo startup manager in modo che Windows poi riparta come se nulla fosse successo.

    Riavviamo ora Windows normalmente, e tramite l'utility Treesize controlliamo che il numero di file contenuti in Standard sia "abbastanza" uguale al contenuto delle cartelle Programmi e Windows (spesso mancano uno o due file, comunque non essenziali); fate particolare attenzione alla cartella C:\Windows\inf: spesso non ne viene copiato il contenuto, che invece è essenziale; in questo caso potete farlo adesso.

    Se tutto sembra a posto, a parte quei due o tre file di cui sopra, potete salvare la cartella Standard dove preferite, su un Cd/Dvd o su un altro disco rigido o partizione. Per evitare pericolose "interferenze" da parte di virus o dello stesso Windows, conviene fare uno Zip di tutta la cartella standard, avendo cura di salvare la struttura delle directory e di comprendere anche i file nascosti e di sistema. E' consigliabile in questo caso di provare a decomprimere il tutto almeno una volta, così da assicurarsi che lo Zip non presenti errori e che estragga correttamente tutti i file nelle cartelle e sottocartelle corrispondenti.

    Quando vi capiterà un errore che metterà fuori uso Windows, vi basterà ripartire in modalità provvisoria, spostare tutto il contenuto di C:, ad esclusione delle cartelle Windows e Documenti, in una cartella Avanzi che creerete appositamente e copiare in C: tutto il contenuto della cartella Standard. Quindi riavviate il computer avendo cura di premere il tasto F8: alla selezione della modalità di avvio scegliete il Riavvio in Dos e al prompt digitate: "ren Windows Oldwin" (Invio), quindi "ren Winz Windows" (Invio).

    Ora riavviate il computer: dovreste avere nuovamente il vostro Windows completo di programmi e impostazioni, a parte i programmi ad avvio automatico. Riabilitateli, riavviate Windows e tutto tornerà come prima. L'intera manovra risulterà ancora più indolore se i vostri dati non saranno conservati sul disco C: bensì su un diverso disco o su un'altra partizione.

    I dati che normalmente vengono conservati nella cartella Windows, come i Preferiti, il Desktop, le cartelle di posta e la Rubrica, o nella cartella Programmi (i segnalibri di Opera, ad esempio) potranno essere recuperati con comodo dalle cartelle Winz e Avanzi prima di eliminarle.

    Dalla descrizione dei passaggi necessari tutto il sistema può apparire molto più complicato di quanto non sia in realtà, ma chi ha un minimo di confidenza con la gestione di file e cartelle di Windows non dovrebbe incontrare difficoltà insormontabili. Chi invece avesse ancora qualche perplessità può fare qualche prova con un sistema operativo appena installato e dotandolo dei tre software segnalati: dopo qualche prova andata male, vedrete che verrà fuori l'hacker che è in voi.

  • lorette
    00 28/09/2005 16:49
    Arrivano le schedine "fidate"

    Belle, capienti, costose, ma sopratutto dannatamente protette. La terza generazione delle memory card sarà sotto il giogo della DRM.

    News -28-09-2005




    Ancora montagne di soldi spesi per limitare la libertà digitale.TrustedFlash: sarà questo il nome di una diabolica memory-card, prodotta da SanDisk, che, stando alla presentazione ufficiale, "permetterà di comprare musica, filmati e giochi, da usare indifferentemente su telefoni cellulari, notebook, palmari e altri dispositivi portatili."

    I più astuti consumatori di multimedia si chiederanno: dove sta la novità? In effetti, le attuali schede di memoria permettono già questo tipo di utilizzo. La novità, come avrete capito, è che non lo permetteranno più.

    I titolari dei diritti, cioè le major del multimedia, potranno in futuro rilasciare il contenuto solo sui prodotti TrustedFlash perché forniscono una sicurezza superiore e implementano la gestione dei diritti digitali (Digital Rights Management, DRM) richiesta da questi fornitori.

    Quindi se vorremo scaricare musica digitale online, attraverso il telefono cellulare o il PC, oppure se vorremo acquistare schede di memoria con contenuto multimediale pre-registrato, dovremo affidarci alla tecnologia TrustedFlash.

    Secondo SanDisk, i consumatori avranno maggiore libertà di uso del contenuto digitale acquistato, su una molteplicità di dispositivi supportati, in contrasto con quanto avviene oggi, in cui sistemi proprietari di DRM legano il contenuto a un dispositivo particolare, come telefono cellulare o un lettore MP3 specifico.

    La tecnologia TrustedFlash conferisce poteri DRM alla memory card: sarà essa stessa il Digital Rights Manager, dando così ai consumatori la libertà di utilizzare la card sul dispositivo preferito, senza compromettere i diritti del titolare del contenuto (la nostra amica major).

    "La tecnologia TrustedFlash lanciata oggi (ieri per chi legge - ndr) è la base delle schede di terza generazione," ha detto Eli Harari, direttore generale di SanDisk. "Fornisce vera indipendenza, offrendo ai consumatori la libertà di godere del contenuto su numerosi dispositivi ospiti."

    Aldilà delle pompose dichiarazioni del produttore, l'unica novità vera ci sembra quella di un altro protocollo DRM che si sovrapporrà agli altri, rendendo la fruizione del bene, pagato a caro prezzo, sempre più complicata. In pratica, oltre alle protezioni incrociate e non compatibili dei vari music store online, avremo in più quella della scheda.

    Tecnicamente, la sicurezza è affidata a un chip integrato e a un software crittografico a prova di bomba (anche se questo sarà da vedere). La tecnologia, quindi, promette di essere piuttosto costosa, ma, come sappiamo, sarà l'utilizzatore a pagare le esigenze di protezione delle major.

    Rimane inoltre poco chiaro come, e a che costo, potranno essere certificati i contenuti non provenienti dalle major, come la musica auto-prodotta o quella licenziata come "open content", cioè liberamente fruibile dall'utilizzatore.

    Come sempre, pare chiaro che il fruitore pagante sia la vera vittima della DRM. Vittima intenzionale, il più delle volte, ma anche vittima della disorganizzazione legata alla giungla dei protocolli di protezione.

    "Ci abbiamo lavorato sodo per due anni, in stretta collaborazione con l'industria dell'intrattenimento." ha detto Harari. Tra le società che hanno aderito all'iniziativa, finanziando o partecipando al progetto, ci sono la EMI Music, Samsung, Yahoo! Music e NDS. Questo significa che le probabilità di qualche passo indietro volontario sono bassissime.

  • lorette
    00 28/09/2005 17:00
    Il supermercato rivende i tuoi dati
    Avviene in Gran Bretagna, dove la catena Tesco mette in vendita i profili dei propri clienti. In barba alla privacy.

    News - 28-09-2005



    Almeno i carrelli sembrano tutti anonimamente uguali (foto di Marja Flick)

    La tessera fedeltà del supermercato: chi di noi non ce l'ha? Anzi, chi è solito fare acquisti in più supermercati diversi, probabilmente ne avrà numerose. Con la tessera solitamente si possono acquistare prodotti a prezzo scontato, oppure si può accedere a raccolte punti con traguardi da raggiungere, a cui corrisponde un premio.

    E la privacy? Molti, interrogati in merito, forniscono risposte del tipo: "A chi vuoi che interessi se compro le patate piuttosto che i piselli?" Invece questo tipo di informazioni interessa parecchio. In Gran Bretagna la catena di supermercati Tesco ha iniziato a vendere al miglior offerente profili ampiamente particolareggiati dei propri clienti, raccolti in un database chiamato Crucible, ossia il crogiolo.

    Secondo il quotidiano The Guardian, questo database consisterebbe in informazioni demografiche, socioeconomiche e sullo stile di vita: si va dalle preferenze personali, alle abitudini di acquisto, per includere perfino quanto siamo ecologisti e quanto siamo disposti a dare al prossimo.

    Informazioni altrettanto importanti possono essere la nostra propensione ad aderire alle offerte promozionali, la nostra fedeltà ai marchi, dove preferiamo acquistare, se siamo abitudinari oppure no, le nostre mete di viaggio e naturalmente il nostro reddito. Tutto questo grazie a un software detto Zodiac (che fa tanto astrologo) che mette insieme e organizza le informazioni a disposizione.

    Ancora più inquietante, non è necessario fare la spesa da Tesco per finire nel crogiolo: Zodiac attinge anche ad altre fonti, per esempio gli abbonamenti alle riviste, le informazioni fornite alle società finanziarie (per esempio quando si richiede un leasing o una carta di credito) e perfino le liste elettorali, imbattibili per conoscere dati anagrafici e indirizzi. Senza dimenticare i questionari, magari riempiti distrattamente anni prima, e qualsiasi altra cosa che possa contribuire a costruire un ritratto delle nostre abitudini.

    Tra gli acquirenti, sempre secondo The Guardian, ci sarebbero clienti del calibro di Sky, Orange e Gillette. Tesco si difende sostenendo di aver sempre rispettato il Data Protection Act, ossia la legge sulla privacy in vigore nel Regno Unito.

    Inoltre affermano che le informazioni non sono mai vendute singolarmente, ma sempre in forma collettiva (e quindi anonima). Ma la stessa Tesco non fa un mistero di voler acquisire in futuro sempre più informazioni sui propri clienti.

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    [Modificato da lorette 28/09/2005 17.03]

  • lorette
    00 29/09/2005 19:40
    La tassa sul tubo sarà un freno per l'ADSL

    Si ipotizza nella Finanziaria l'introduzione di
    un balzello sulle reti elettriche e telefoniche.

    News - 29-09-2005



    Fascio di fibre ottiche


    Alcuni quotidiani hanno pubblicato in questi giorni alcune indiscrezioni concernenti l'introduzione, con la nuova Finanziaria, di una "tassa sul tubo", cioè di una tassa sulla posa di reti elettriche o telefoniche. Non sappiamo ancora se tale indiscrezione si concretizzerà oppure se le lobbies delle imprese riusciranno a far stralciare dalla legge il provvedimento.

    Sappiamo, però, che una simile "tassa sul tubo" colpirebbe soprattutto Fastweb, l'azienda telefonica che in Italia si sta impegnando maggiormente a sviluppare una rete di telecomunicazioni in fibra ottica alternativa a Telecom Italia, per cui c'è da attendersi la reazione risentita del general manager di Fastweb, Stefano Parisi, considerato molto vicino alla Casa delle Libertà. Questo nuovo balzello penalizzerebbe anche la stessa Telecom Italia con la sua politica di espansione dell'ADSL e, in sostanza, rischierebbe di essere pagato dagli utenti finali in termini di rallentamento degli investimenti e di tariffe che non potranno calare ulteriormente.

    La scelta di tassare l'installazione di reti telefoniche è in palese contraddizione con gli investimenti governativi per lo sviluppo della banda larga al Sud (da una parte si concede e dall'altra si sottrae), con gli stessi bonus che le precedenti Finanziarie hanno previsto sia per l'ADSL che per il decoder del digitale terrestre e infine con la volontà dichiarata di conferire a questa legge finanziaria lo scopo di stimolare la competitività del sistema Paese per il quale lo sviluppo della banda larga è una priorità vitale.

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    [Modificato da lorette 29/09/2005 19.42]

  • lorette
    00 01/10/2005 21:13
    Il 12 in pensione. I nuovi numeri? «Più cari»

    Offerta di servizi più ampia e flessibile, ma la chiamata sarà più costosa.Ecco le stime di una prova e le prime polemiche


    MILANO - Numerose pubblicità ricordano in maniera martellante che il servizio di informazione telefonica cui gli italiani si sono abituati da una vita, il «12», va in pensione con il 1 di ottobre. E' l'effetto della «liberalizzazione», parola che di solito è associata a vantaggi per gli utenti in termini di riduzione dei costi. Sarà proprio così? Si può pensare che ciò comporti solamente un cambio di abitudini (digitare qualche tasto in più, in sostanza), ma l'associazione dei consumatori «Altroconsumo» avverte: sarà un cambiamento, in peggio, anche per le nostre tasche. «La ricerca telefonica del numero di un abbonato - riferisce l'associazione con un comunicato - può essere anche quattro volte più cara rispetto a quanto si paghi oggi per il servizio 12 con risponditore automatico».


    La pubblicità di 1254 di Telecom


    I CONFRONTI - Altroconsumo fornisce dati comparativi basati su chiamate fatte da telefono fisso per una durata di 1'43'', termine risultato essere secondo l'associazione la durata media di una chiamata effettuata a vari servizi di informazione telefonica (siano essi di Telecom Italia o di altri soggetti privati) per una ricerca semplice (come il numero di uno e un solo abbonato). Il risultato rivela un dato: nessuno fornirà il servizio per una cifra inferiore a quella che si pagava per il «12» con risponditore automatico (0,61 euro a prescindere dalla durata della chiamata). Lo stesso numero Telecom destinato a soppiantare il «12», ovvero il «12.54», nella durata utilizzata nel test di Altroconsumo costerà 3.04 euro, tariffa dipendente dai tempi di conversazione e comprendente anche uno scatto alla risposta; viene meno, quindi, l'idea della tariffa fissa. Il costo del 12.54 è identico rispetto a quello di un altro numero Telecom destinato alla pensione, il 412, e fornisce lo stesso servizio (cioè, oltre alla ricerca abbonati, anche informazioni su ristoranti, alberghi, trasporti e altro ancora, cosa che il 12 non fa).


    La pubblcità di 892892 de Il Numero Italia


    SPOT - Sempre per una chiamata della durata di 1'43'', svela l'indagine di Altroconsumo, nessuno batte il vecchio «12». Né il 412 e il 12.54 di Telecom Italia (3,04 euro, appunto), né l'89.24.24 di Seat Pagine Gialle (2,63 euro), né l'892.892 di «Il Numero Italia» (3,21 euro). L'ormai celebre spot dell'892.892, con i due ballerini in stile dance anni '70, afferma che tale servizio costa meno del 12. Cosa che non risulta dall'analisi di Altroconsumo. Andiamo per gradi: il servizio 892.892 (come del resto tutti gli altri servizi concorrenti) è più caro del 12 con risponditore automatico in maniera inequivocabile: 0,61 euro a prescindere dalla durata, cifra che l'892.892 supererebbe dopo una conversazione di più di 16 secondi. Ma lo spot, sostiene la società «Il Numero Italia» che lancia la nuova iniziativa, in realtà fa riferimento al servizio 12 con operatore, che nel caso di una chiamata di un minuto costerebbe 2.08 euro, quindi più degli 1,92 euro di 892.892. Una scritta in sovraimpressione nel celebre spot dei ballerini riferisce inoltre che la durata di riferimento è un minuto, che «Il Numero Italia» ritiene sia, secondo tutti gli operatori del settore, il tempo medio di conversazione necessario per una ricerca semplice. In tal caso, quindi, quanto riferito dallo spot sarebbe veritiero fino a un massimo di 1'5'', che costerebbero 2,07 euro. Altroconsumo invece sostiene di aver ricavato il tempo medio speso dagli utenti di questi servizi in 1'43" effettuando numerose prove.

    LA SFIDA - Il Numero Italia ha diffuso un comunicato nel quale precisa di disporre di dati statistici che indicano in un minuto la durata media delle chiamate (con tutte le conseguenze tariffarie e di veridicità del messaggio pubblicitario del caso) e lancia una sfida per dimostrarlo: fino al 30 novembre, il cliente che, per una ricerca semplice, viene trattenuto alla cornetta più di 60 secondi potrà chiedere il rimborso della telefonata.

    RICERCA MULTIPLA - Le cifre smettono di litigare nel caso di una ricerca multipla, che potrebbe comportare chiamate alle società di informazione telefonica di 3 minuti. La tariffa del «12» (automatico o con operatore) infatti restava invariata (rispettivamente 0,61 e 2,08 euro), mentre tutti i numeri che manderanno in pensione il vecchio servizio hanno tariffe al minuto o al secondo, e si può arrivare anche a spendere oltre 5 euro per tre minuti di conversazione. «E' fin troppo frequente nel nostro Paese: alla liberalizzazione di un servizio non corrisponde un beneficio per il consumatore, bensì un aggravio dei costi», è il commento di Paolo Martinello, presidente di Altroconsumo, che ha sollecitato l'intervento dell'Autorità sulla Concorrenza nel caso in questione. E intanto che cosa possono fare gli utenti? Usare Internet: Altroconsumo ricorda che in rete è possibile trovare servizi di informazione telefonica pagando i soli costi di connessione.


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    [Modificato da lorette 01/10/2005 21.14]

  • lorette
    00 09/10/2005 17:16
    Tutte le tariffe dei nuovi 12
    I nuovi servizi di informazione elenco abbonati non sono
    in concorrenza solo sulle numerazioni 899.

    News - 07-10-2005


    La battaglia delle directory assistance, finalizzata a spartirsi il maggior numero delle 200.000 chiamate al giorno che riceveva il vecchio 12 di Telecom Italia (più di altre 100.000 i servizi di informazione dei concorrenti come Tim, Vodafone, Wind, 3), morto il 1 ottobre, non avviene solo sulle numerazioni 892, dove si scontrano l'892.412 di Telecom, l'89.24.24 di Seat e l'ultimo arrivato 892.892. Si svolge anche sul fronte delle numerazioni che iniziano con 12 (prefisso comune dei servizi di informazione) seguito da altre due cifre.

    Vediamo un po' i prezzi che alla fine fanno la differenza e che vengono espressi solo al secondo (così non si capisce bene cosa si paga) e mai citati nei tanti spot pubblicitari.

    Il 12.54 di Telecom Italia, erede diretto del vecchio 12, costa da telefono fisso 36 centesimi alla risposta più 1,56 euro al minuto: in pratica 1,92 euro per il primo minuto contro i 2,04 per ogni chiamata del defunto 12 (una chiamata, un solo numero).

    Il nuovo 12.40 di Seat-Pg costa 36 centesimi alla risposta, più 1,32 centesimi al minuto: in pratica sono 1,68 centesimi per il primo minuto di conversazione.

    Lo sfidante straniero, cioè il 12.88 della spagnola Telefonica, vanta (ma sarà vero?) di aver assunto 900 operatori per svolgere il servizio in Italia (ma potrebbero essere tutti a part-time: in pratica 450). Il 12.88 costa da telefono fisso 36 centesimi alla risposta, più 1,80 euro per il primo minuto di conversazione.

    Abbiamo omesso, deliberatamente, i prezzi delle chiamate da mobile verso questi servizi. Da mobile non conviene mai chiamare uno di questi, ma sempre il servizio del proprio gestore: 412 di Tim per i Tim, 412 di Wind per i Wind, 412 di 3 per i 3, 892.000 per i Vodafone. Ai propri clienti i singoli gestori praticano sempre il prezzo più favorevole: forse è anche giusto così.

  • lorette
    00 09/10/2005 17:20
    Office 12 salverà anche in PDF
    Anni dopo tutti gli altri.

    News - 07-10-2005


    Foto di Frank van den BergL'annuncio ufficiale dice con tripudio che Microsoft Office 12 potrà salvare documenti in formato PDF. Cosa che OpenOffice.org fa da due anni (versione 1.1, ottobre 2003) e che Mac OS X fa da quattro (e Windows stesso fa, ma soltanto se vi aggiungete programmi prodotti da terzi). Era ora che ti svegliassi, zio Bill; scusaci, ma la festa è cominciata senza di te.

    Fra l'altro, secondo il comunicato stampa, il PDF supportato da Microsoft Office sarà semplicemente un "Salva come" che genererà documenti compatibili con la versione 1.4 della specifica PDF di Adobe. Quindi i PDF di Microsoft Office potranno contenere link cliccabili e saranno accessibili anche agli screen reader, ma non supporteranno le password o i sistemi "anticopia" di Adobe.

    E' interessante vedere Microsoft, che vuole dipingersi come la Grande Innovatrice, annaspare per offrire finalmente quello che gli altri già offrono da tempo. Firefox ha già la navigazione a schede? Ce l'avrà anche Internet Explorer 7. Firefox ha l'anti-pop-up? Ce l'ha anche IE, se l'avete aggiornato al Service Pack 2. Mac OS X ha già la ricerca istantanea nel disco rigido? Ce l'avrà anche Windows Vista, e ce l'ha anche il Windows attuale, grazie alla barra di ricerca... che però è un prodotto di Google.

    E' ancora più interessante notare la curiosa coincidenza che questo annuncio del supporto al formato PDF avvenga proprio pochi giorni dopo che il governo del Massachusetts ha detto formalmente no ai formati proprietari chiusi come quelli finora offerti da Microsoft Office e quindi Microsoft non possa rimanere fornitore della pubblica amministrazione.

    Certo, la versione ufficiale, recitata dall'annuncio, è che "la richiesta della funzione PDF era la seconda più numerosa nell'interazione dei clienti con la nostra organizzazione di assistenza internazionale" (la prima era forse "come diavolo si elimina quel dannato fermaglio animato?").

    Capito? Microsoft ascolta i suoi clienti. I clienti chiedono il supporto PDF, e zio Bill glielo fornisce. Ma se, come dice il comunicato, il PDF "è disponibile da molto tempo come specifica pubblica", perché non supportarlo prima?

    Non sarà che invece Microsoft sta reagendo sconsideratamente alla sconfitta in Massachusetts, che rischia di avere un effetto domino travolgente e di toglierle l'attuale monopolio di fatto?

    Il caso del Massachusetts è infatti importantissimo perché se questo stato dimostra che si possono risparmiare un sacco di soldi usando prodotti alternativi che supportano formati pubblicamente documentati e liberi (Openoffice.org, ma non solo, con il formato OpenDocument), lo seguiranno a ruota anche tutti gli altri stati. Bang, fine del monopolio dei formati Microsoft. Il bello è che Microsoft è uno degli sponsor del formato OpenDocument (tramite OASIS).

    Siccome Microsoft sa che la gente usa (e paga) Office principalmente perché è costretta a farlo dai suoi formati chiusi, l'idea di un formato aperto che permette di usare qualsiasi software è pericolosissima, quindi va combattuta. Ma il Massachusetts è categorico: chi vuole vendere software alla pubblica amministrazione deve usare formati aperti. Così zio Bill s'inventa la soluzione che salva capra e cavoli: ehi, guardate qua, anche Office usa un formato aperto, perché salva in PDF.

    Soltanto che non siamo mica scemi e non lo sono, presumibilmente, neppure nel Massachusetts. Il PDF è un formato fondamentalmente di sola lettura, inutile se occorre scambiare documenti editabili. OpenDocument, invece, è un formato completo di lettura e scrittura.

    A me questa storia del "salva in PDF" pare il compromesso di chi non ha il coraggio di prendere il toro per le corna e non è abituato a trovarsi alle corde. Invece di sprecare tempo con il PDF, perché non includere direttamente in Microsoft Office 12 l'opzione di salvare e leggere in formato OpenDocument? Se è vero che Microsoft Office è il migliore pacchetto per le aziende, non ha bisogno di legare a sé gli utenti con il guinzaglio dei formati proprietari. O no?

    Volete dare una mano a zio Bill affinché prenda la decisione coraggiosa? L'annuncio dice che ogni mese Microsoft riceve "oltre 120,000 richieste da tutto il mondo riguardanti la parola PDF tramite Microsoft Office Online". Da questa massa di richieste sarebbe scaturita l'improvvisa decisione di supportare il PDF. Microsoft è buona. Microsoft ascolta gli utenti.

    C'è un modo semplice per sapere se è vero: andiamo tutti alla pagina di Microsoft Office Online e digitiamo OpenDocument nella casella di ricerca. Così magari zio Bill ascolterà le nostre suppliche e ci regalerà un plug-in che legge e scrive il formato OpenDocument, proprio come fa OpenOffice.org.

  • lorette
    00 09/10/2005 17:30
    DVD usa-e-getta contro la pirateria

    Una sola esecuzione, e poi il DVD diventa inservibile. Ma i motivi per preoccuparsi sono altri.

    News - 07-10-2005



    Non bastava una realtà allucinante: ora ci si mettono le bufale a rovinarci l'esistenza


    Secondo alcune web-zine di settore, Microsoft avrebbe sviluppato un supporto per DVD pre-registrati eseguibili soltanto una volta. Niente controlli sulle impronte digitali, niente campagne terroristiche: la protezione dei lauti guadagni di Hollywood sarebbe assicurata dal DVD usa-e-getta.

    Questo semplice prodotto di un genio malvagio potrebbe entrare sul mercato già nel 2006, assieme allo specifico lettore senza cui, ovviamente, non potrebbe funzionare. Una sorta di mantide religiosa tecnologica, progettata per distruggere il supporto ottico durante l'unica, appagante e definitiva lettura.

    Una sofisticata Digital Rights Management (gestione dei diritti digitali - DRM) dovrebbe impedire la copia anche nell'unica sessione disponibile. Un sistema economico, di semplice realizzazione e a prova di pirata: insomma, l'uovo di colombo.

    Non è chiaro che interesse potrebbero avere i consumatori a comprare per pochi euro un "play-once-DVD" estremamente scomodo e menomato, senza valutare l'enorme aumento di rifiuti che comporterebbe.

    Riponete pure bandiera, striscione e megafono: non c'è da scendere in piazza a manifestare (non per questo, almeno). Si tratta infatti di una bufala.

    La notizia, comparsa su un sito britannico che si occupa di economia, è nata da un equivoco su un protocollo DRM in Windows Media, che permette una sola volta l'esecuzione di alcuni contenuti "demo".

    Questa limitazione software è funzionante, non da oggi, solo nei pc e solo sulla piattaforma Windows, e non è in grado di alterare le tracce dei DVD. Ma le varie webzine di settore non si sono preoccupate di fare le usuali verifiche, e la notizia adulterata è rimbalzata per la Rete, fino alla smentita indiretta di Redmond.

    Inutile rimarcare che queste vicende portano acqua al mulino dei signori della DRM, Microsoft in testa, che avranno modo di mostrare come la loro "lotta alla pirateria" sia molto più dolce, hi-tech ed efficace.

    Rischiano così di passare sotto silenzio le specifiche hardware del consorzio TCG, le folli e inique protezioni su CD, musica online, DVD, schede di memoria, cellulari e tutti i supporti disponibili, limitazioni che si guardano bene dal colpire il p2p o la pirateria, ma che rendono la vita difficile e costosa al povero ragionier Cagazza.

    Proprio Microsoft, inconsapevole "vittima" della bufala, è la leader in questo settore, con i suoi faraonici investimenti in ricerca (oltre cinque miliardi e mezzo di euro), principalmente spesi sulla DRM, dove da anni tenta di imporre i propri standard.

    Il piano di zio Bill è semplice: puntando a essere il proprietario del software che farà funzionare gli apparecchi di lettura e registrazione di tutta la casa, a partire dal nostro Pc, potrà mettere qualunque contenuto multimediale sotto il suo sistema di gestione dei diritti digitali. Grazie alla fiducia delle major, il dominio nel settore dell'home-entertainment dovrebbe essere cosa automatica.

    Abbiamo già di che inorridire con la realtà. Davvero non abbiamo bisogno di inventare ulteriori motivi di preoccupazione.

  • lorette
    00 09/10/2005 17:40
    Installare programmi in un Klik

    Un software innovativo permette di eseguire programmi su Gnu/Linux senza installazione.

    News - 07-10-2005




    Gli utenti dei sistemi Gnu/Linux hanno da sempre dovuto sudare sette camicie per poter provare dei software sulla propria Linux box. Librerie mancanti, dipendenze irrisolvibili e la possibilità di installare software soltanto con privilegi di root.

    Sebbene molte distribuzioni abbiano automatizzato efficacemente l'installazione di software, la facilità che hanno gli utenti Windows nell'installare nuovi programmi sul proprio sistema è probabilmente rimasta ineguagliata sui sistemi Gnu/Linux. La stessa cosa devono aver pensato gli sviluppatori di una tra le applicazioni più interessanti attualmente disponibili: Klik.

    Sotto questo nome si cela la panacea per tutti quelli che hanno il click e l'installazione facile ma non vogliono danneggiare la propria Linux box. Klik infatti permette l'esecuzione di software anche molto complessi senza avere privilegi di root sul sistema e senza alterare minimamente la propria distribuzione con l'aggiunta di librerie o binari inutili. La filosofia alla base di Klik è: si scarica il software e lo si utilizza... subito.

    Per ora Klik è preinstallato e perfettamente funzionante su Kanotix (una distribuzione liveCD derivata da Knoppix), openSUSE, e CPX-MINI ma presto saranno pienamente compatibili anche Fedora e Ubuntu.

    I file pronti all'uso per Klik sono dei .cmg, una sorta di applicazione compressa con il filesystem cramfsche contiene tutto ciò che occorre alla corretta esecuzione di un programma.

    Per chi voglia un assaggio delle potenzialità di Klik e delle sue modalità di installazione su una distribuzione che non lo preinstalli si può scaricare l'ultima immagine della liveCD Knoppix. Caricato il desktop KDE e configurata correttamente una connessione a Internet basterà effettuare la combinazione da tastiera ALT+F2 e nel box di inserimento copiare e incollare il seguente comando:
    wget klik.atekon.de/client/install -O - | sh

    Il software verrà installato e configurato e sarà pronto all'uso. A questo punto basterà andare sull'home page di Klik con Firefox o Konqueror e selezionare tra le categorie disponibili i programmi che si vogliano provare. Basterà cliccare su un link del tipo klik://nomeprogramma per scaricare e eseguire il software scelto.

    C'è da sperare che Klik venga presto adottato da tutte le principali distribuzioni e che anche il software per Windows si possa pacchettizzare come file .cmg pronto a girare indisturbato sulla propria Linux box, ovviamente senza installare nulla.

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